DOMENICA IN PAROLE, NOTE E COLORI – a cura di don Giammaria Canu

V. van Gogh, Primi passi (1890).

L’arte dei primi passi.

Siamo figli dell’Impossibile. Di quell’impossibile amore che dà proprio fastidio, irrita, sconquassa. Una tortura alla nostra coscienza la pagina del Vangelo di domenica prossima: datevi la possibilità di vivere come vive Dio! Ma come è possibile che Dio suggerisca per gli uomini un vivere così alto. È l’arte dell’azzeccare gli inizi: scegliere la direzione, raccogliere le forze e la volontà e mettersi in pellegrinaggio. «Per Gesù tra il dire e il fare c’è di mezzo il primo passo» (Ronchi). Un po’ come quel ritornello dallo squisito tratto pedagogico: «la misura dell’amore è amare senza misura», cioè come ama Dio.

Ora, se è Gesù a suggerire di essere misericordiosi come il Padre, vuol dire che il punto di partenza è fidarci della bontà del nostro cuore: non c’è cuore incapace di entrare in sintonia col bene. E dall’altra parte, per ovvia conseguenza logica, fidarci che non c’è cuore inamabile, impermeabile ad accogliere il bene. Tutti desiderano essere bene-detti, custoditi, amati. E «tutti tornano dove si sono sentiti amati» (Valentinis), ma non solo: c’è speranza che chi si sente amato ami a sua volta, innescando il meccanismo del contagio d’amore. Basta solo un primo passo!

Certo che tutto si complica di fronte all’inamabilità di chi offende, ferisce, vìola, tradisce, calpesta… Eppure, anche lì è possibile, anzi è divino il primo passo: la vittima che si prende cura del violento, Abele diventa custode di Caino. È il sogno di Dio. Dio dice a tutti i feriti della storia: «fossi stato uomo come voi, avrei perdonato e preso a cuore la vita del mio nemico». Finché un giorno l’ha proprio fatto: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». E li ha perdonati veramente ed eternamente. No, non può rimanere un sogno amare l’inamabile mio nemico, fare del bene a chi è aggrinzito dall’odio per la mia presenza, benedire chi semina maledizioni sulla mia strada, pregare per chi ti usa come un giocattolo guasto da buttar via. Quel sogno deve iniziare sempre a mettere i primi passi su questo mondo. Se è accaduto una volta con il Figlio di Dio, può accadere ancora con tutti gli altri figli di Dio. Conta il primo passo e chi lo fa. L’arte del primo passo. Il Paradiso del primo passo. Chi lo fa, sente già di respirare la stessa aria di Dio e dei santi. I santi, all’inizio della loro santità hanno semplicemente azzeccato il primo passo, poi è arrivato il secondo perché per quella direzione si camminava molto più in alto: «Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile» (attribuita a san Francesco). E per dirla con l’altro Francesco, il papa: «Noi dobbiamo avviare processi, più che occupare spazi. Dio si manifesta nel tempo ed è presente nei processi della storia. Questo fa privilegiare le azioni che generano dinamiche nuove. E richiede pazienza, attesa».

Insomma, il Vangelo di Gesù non potrebbe essere così crudele da pretendere di essere perfetti come il Padre. «Non perfetti, ma felici» (Michael Davide), cioè incamminati, sempre pellegrini perché la felicità, la beatitudine, la gioia vera è sempre un regalo del futuro, il dono della vita per chi investe tutto nella semina del primo passo. Per essere uomini veri sappiamo che la strada da prendere è quella stessa che Gesù ha percorso, la strada della gratuità e dell’amore totale. Per questo, c’è un passo zero da fare: riconoscere i segni, le tracce, le cicatrici della misericordia di Dio sulla mia storia, connettere la mia vita nel mondo con la mia vita in Dio, far dialogare l’agire mio con l’agire di Dio nei miei confronti, illuminare con gratitudine i punti della vita che Dio ama più di tutti e che spesso coincidono con i punti più sanguinanti. E solo dalla gratitudine scaturisce la gratuità. Solo un dono ricevuto si trasforma in dono donato. Serve creatività e passione per imparare l’arte dei primi passi e misurare tutto sull’unico metro che definisce la mia umanità: il nostro grembo, la nostra capacità di partorire continuamente nuove vite attraverso l’amore donato. Proprio come fa Dio da sempre.

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Contempla: V. van Gogh, Primi passi (1890).

Un padre, di ritorno a casa dal lavoro nei campi, posa a terra la vanga e apre le braccia verso la sua bambina, la quale, sorretta dalla madre, sta per muovere i primi passi verso di lui. Un’immagine archetipica, che fissa l’attimo di sospensione che intercorre tra il distacco dalle sicure braccia materne e l’approdo accogliente tra quelle paterne: è l’attimo in cui perdere l’equilibrio e le sicurezze vale la fecondità di sentirsi generati alla vita. Sono le braccia spalancate del padre a innescare quei primi coraggiosi passi.

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Ascolta: Elisa, A modo tuo

A modo tuo/ Andrai a modo tuo/ Camminerai e cadrai, ti alzerai/ Sempre a modo tuo

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Chiediti: quali ferite della mia vita sento prese in carico da Dio? Quali azioni di misericordia richiedono un mio urgente primo passo?

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