Ha fatto di me una gioia per molti.
Dal Giordano a Cana. Dal Battesimo (Dio si immerge nell’uomo e viceversa) al Matrimonio (Dio sposa l’uomo e viceversa). Dall’acqua del Battesimo che scorre ed è sempre nuova a quella stagnante e vecchia delle giare. Dal deserto rigido, essenziale e penitenziale di Giovanni alla gioia della festa, delle danze, degli aromi e dei profumi.
Nel Vangelo delle nozze di Cana, comanda la legge del segno: neanche una briciola di quel testo è banale, solo apparenza o semplice cronaca. È fatto per essere letto col cuore, o meglio, è fatto perché in queste righe c’è la storia di ogni nostro cuore.
Inizia con un’annotazione temporale che non ascolteremo nel testo liturgico (mannaggia ai liturgisti responsabili di queste censure!): «il terzo giorno vi fu una festa a Cana di Galilea». Grazie Giovanni! Abbiamo già capito che ci vuoi portare a sondare le profondità, l’infinità e la verità della storia del Gesù eterno. Ci stai raccontando la vicenda di un altro terzo giorno, quello della Pasqua. Ci stai mettendo in mano la chiave per leggere questo episodio che rischia di ridursi alla barzelletta di una banda di pescatori beoni quanto il loro maestro che, imbucatisi a un matrimonio, fanno fuori il vino, con l’imbarazzo di Maria, l’unica vera invitata a quella festa… E invece, proprio all’inizio del quarto Vangelo siamo già capaci di intravvedere la fine e il fine di ogni storia umana. Anche perché, altro dettaglio esegetico, è il terzo giorno dopo altri 4, che in tutto fanno sette giorni, tali e quali quelli della creazione: l’uomo è creato nel sesto giorno per vivere il sabato, il giorno senza tramonto, il giorno tutto riposo, tutto gioia, tutto pace con Dio.
Il quarto evangelista ci dice proprio che quello è il “principe dei segni”, quello che sta all’inizio dei 7 segni, ne è l’origine e il fine. Cioè le nozze sono il pensiero originale e il fine eterno per cui l’uomo è creato. Ovviamente le nozze con Dio che sono ancora più originali del peccato originale. Cosa c’è di originale nell’uomo? Prima ancora del peccato, le sue nozze con Dio: per questo è creato e per restaurare questo principio e questo fine è entrato Gesù nella storia degli uomini.
Si sente subito, perciò, profumo di primavera, di novità, di rinascita, di risurrezione, di festa, di gioia. Sono le cose che preferisce Dio e che ha scelto Dio per l’uomo, suo “figlio amato” (vangelo, bella notizia di domenica scorsa) e suo sposo amato (bella notizia di domenica prossima).
Il Dio che «manifesta la sua gloria» a Cana è un Dio nuovo, inaudito, imprevisto. Un Dio che fa cose nuove e che fa nuove le cose, diverse, migliori, infinitamente migliori. Come il vino. Da sempre legato all’amore, alla festa e alla gioia (vedi il Cantico dei Cantici). Ad un certo punto della festa di nozze viene a mancare. Sembra la storia di sempre: «amiamo sempre troppo poco e troppo tardi» (Benigni). Siamo sempre così piccini davanti alle possibilità di amare e di essere amati! Manca il vino buono a Cana… E adesso? Ci suggerisce qualcosa Maria: «qualsiasi cosa vi dica, fatela!». Ecco il Dio nuovo, quello vero, finalmente quello bello, quello della festa, della gioia e dell’amore: non fa più niente da solo, non crea più niente da solo, ma chiede di congiungere la mia vita, le mie forze, le mie ricchezze alle sue. La stessa cosa di: «grandi cose ha fatto in me l’onnipotente» (Lc) «voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,13), o anche: «Santifica e consacra con il tuo Spirito i doni che ti abbiamo presentato perché diventino il corpo e il sangue del tuo Figlio» (Preghiera eucaristica III). È proprio la storia di sempre: la mia acqua, spesso sporca, è mosto per il vino migliore che io abbia mai assaggiato. Il mio poco, anche se sporco o ferito, messo nelle mani di Gesù, diventa il tutto ciò che serve per la gioia. Mia e di molti.
Questo è un Dio in cui credere e i suoi segni sono infiniti semi sparsi nel mondo in attesa di germogliare, irrigati dall’acqua delle mie anfore.
______________________________
Contempla: G. Richter, Opera (2005).
L’artista inonda la fotografia del rosso che viene dall’alto. Una potente evocazione del segno di Cana, come un battesimo di vino che cola dal cielo, incarnandosi e battezzandosi di umanità.
______________________________
Ascolta: D. Modugno (versione di Negramaro), Meraviglioso

Ma come non ti accorgi/ Di quanto il mondo sia/ (Meraviglioso)/ Meraviglioso/ Perfino il tuo dolore/ Potrà apparire poi/ Meraviglioso/ Ma guarda intorno a te/ Che doni ti hanno fatto/ (Ti hanno inventato il) mare/ Tu dici: “Non ho niente”/ Ti sembra niente il sole?/ La vita, l’amore
______________________________
Chiediti: Cosa sono capace di mettere a disposizione del Dio capace di trasformare e fare grande la mia piccola, ferita e povera umanità? Quanta meraviglia che mi sta attorno mi sto perdendo?

