Oggi sei compiuto.
Dal Giordano a Cana. E da Cana si riparte da Nazaret.
Luca, l’Evangelista di questo anno C, ci garantisce che pur non avendo incontrato Gesù personalmente è capace di mettere ordine alle tante cose che si dicevano in giro su di lui e dopo averci parlato dell’infanzia, del battesimo al Giordano e delle tentazioni, allestisce la scenografia nella sinagoga di Nazaret. Ma perché partire da lì? Diversamente da Giovanni Battista, Gesù non si ferma nel deserto ad attendere la gente, ma è lui che va ad incrociare la storia e le storie, a partire dal luogo per eccellenza in cui Israele incontrava il suo Dio; a partire dalla sinagoga che Gesù, assieme a Maria e Giuseppe frequentava già dall’adolascenza; a partire, cioè, dalla sua storia, quella storia che in quella sinagoga era già stata consegnata tante volte alla Parola di Dio, alla promessa di Dio, all’amore del Dio di Israele: «tutti tornano dove si sono sentiti amati» (Linda Valentinis).
Luca ha raccolto questo episodio chissà da quale tradizione, ma l’ha cucito veramente bene!
Sembra di stare proprio lì ad osservare i gesti, le manovre e le espressioni del viso di Gesù e dell’assemblea che assisteva incantata, ad ascoltarne i silenzi, le pause, i sospiri e tra un silenzio e l’altro le parole vecchie recuperate da Isaia e quelle nuove che hanno un sapore veramente divino: «oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato». Che potenza quell’“oggi”. Sembra che risucchi tutta la storia e tutte le storie, compresa la mia e la tua: sembrava che noi fossimo arrivati in ritardo di 2000 anni e invece quell’“oggi” ci fa contemporanei di Gesù: si è aperto a Nazaret e non si è più chiuso quell’“oggi”. In quell’ “oggi” siamo tutti interi, compiuti, riempiti, compresi, abbracciati, battezzati, immersi interamente senza lasciar fuori neanche un frammento.
E quell’“oggi” parla di giubileo, «l’anno di grazia», del giubileo che Gesù è venuto ad inaugurare, del Giubileo che è Gesù stesso: la promessa, la scelta, la decisione di Dio di far entrare e far dimorare l’uomo nel cuore di Dio. E nel cuore di Dio hanno casa soprattutto i poveri ed ogni nostra povertà, i prigionieri e ogni nostra prigionia, i ciechi ed ogni nostra cecità, gli oppressi e ogni nostra oppressione. Come a dire che nel Giubileo, cioè in Gesù, cioè nel cuore di Dio non si entra “a manos iscuttas” (a mani vuote), ma con le mani cariche di cocci da consegnare, da liberare e da guarire. La colonna sonora di quell’“oggi” è il Vangelo, il racconto bello del bene che Dio sa donare anche al male subito, fatto o semplicemente vissuto.
Per Israele la buona notizia è che finalmente Dio non viene portando altri pesi, altri precetti o altre leggi, ma, al contrario, viene a sottrarre pesantezza alla vita e a restituire ogni uomo alla promessa di felicità eterna. Sembra che Luca stia dicendo: «stai attento, perché ogni tuo “oggi” deve essere compimento, gioia, pace. Devi dare ad ogni tuo “oggi” la possibilità di essere il miglior “oggi” della tua storia».
Sono queste le pagine del Vangelo (notizia buona) della speranza che credo racconti queste tre preziose certezze anche al nostro Giubileo: che qualcuno di immenso ha in mano la mia vita, le ha dato una direzione di bene e chiede a me di non sprecare neanche un “oggi” senza averlo messo in direzione e in connessione con l’“oggi” di Dio; che lo Spirito Santo compie sempre il miracolo di trasformare ogni “oggi” dell’amore un “oggi senza tramonto”; che non posso che obbedire alla memoria di un insieme di fittissimi e infiniti attimi di bene ricevuto e donato e che mi dicono che nessun “oggi” viene a casaccio.
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Contempla: S. Dalì, Persistenza della memoria (1931).
Gli orologi molli di Dalì innescano un ripensamento dilatato del tempo come a riconoscere la dittatura del tempo da una parte, ma paradossalmente anche l’opportunità di rendere ogni istante e ogni “oggi” quello dell’incontro con la mia felicità.
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Ascolta: F. Moro, Oggi

Poi vedo te/ Te che mi porti altrove/ Sei così bella oggi dentro a questo spazio che/ Non trovo le parole
Un attimo/ Mi basterebbe solamente un attimo/ Lontano dalle mie paure/ Per mostrarti il mondo che ho nascosto dentro me/ Oggi è arrivato tuttavia noi lo dobbiamo illudere vivendo/ Scivola il buongiorno ed ogni mia perplessità/ Oggi non voglio scegliere/ Poi domani si vedrà
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Chiediti: Quale promessa sta facendo Dio alla mia vita? Quanti “oggi” spreco a coltivare le mie prigioni?

