Il Creatore che chiede permesso.
Seconda domenica del tempo di Avvento. La liturgia della Parola ci fa incontrare Maria nella solennità dell’Immacolata Concezione. Come tutte le feste, anche l’8 dicembre ci parlano più di Dio che delle sue creature: un Dio che cambia strategia, cambia stile, cambia passo e fa un salto. Inaudito, imprevedibile e scomodo il Dio di Gesù, il Dio del Vangelo, il Dio dell’Avvento. Chissà perché? Era così potente, perfetto, giustizialista, altissimo, solenne, affidabile e comodo il Dio, signore degli Eserciti. Questo invece è un Creatore che non sceglie il tempio, l’incenso e gli altari, ma scende molto, molto in basso, in “bassissimo” (lui che resta per sempre l’Altissimo), fino alla stanza di una casetta, di una sconosciuta città, di una improbabile regione, di una terra santa devastata dall’Imperatore romano.
E poi un Creatore in dialogo con la creatura (mai sentita roba del genere!), quasi a negoziare la sua scelta e metterla nelle mani, nel cuore, nelle labbra di una ragazza. Non solo. Sembra proprio che le parole dell’arcangelo Gabriele (il meglio dell’esercito celeste) suonino come una richiesta di permesso: permesso di immischiarsi nelle faccende sentimentali di una coppia stravolgendo la traiettoria della promessa di matrimonio; permesso di toccare il cuore e suscitare gioia e grazia in pienezza («rallegrati, piena di grazia»); permesso di “concepire” un figlio, senza che Maria ne “concepisse” il come; permesso di lasciarsi coprire dall’abbraccio fecondo dello Spirito Santo; permesso persino di scegliere il nome del Figlio dell’Altissimo: Gesù, cioè “Dio salva”.
E proprio su quest’ultimo elemento, mi sembra che pendano un sacco di conseguenze. Scegliere il nome per un bambino, significa azzeccarne la missione, il senso del suo essere al mondo, il motivo per cui venire alla luce. È arte delicata, propria di chi s’incarica del pesante compito della cura di quella nuova creatura. Ma Maria, l’Immacolata, la tutta Santa non è in grado di portare il peso dell’intero mistero di Gesù. È creatura anche Lei e dovrà crescere assieme al Figlio: «come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Non smetterà di chiedersi i “perché” della storia del Figlio, fino al Golgota. Donna delle domande che cresce a fianco dei discepoli (noi compresi). Quanto ci è cara e preziosa questa “intelligente ignoranza” di Maria. Ce la fa a sentire proprio vicina vicina, amica delle nostre inquietudini e domande del cuore, quando il buio del non senso sembra rubare e mordere spazio alla vita e alla speranza. In realtà rappresenta proprio l’ignoranza di ogni mamma e di ogni babbo riguardo alla vocazione del proprio figlio. Ogni essere umano, ogni figlio è un mistero per noi uomini, ma non per Dio.
La solennità dell’Immacolata Concezione e ancora una volta il racconto delle scelte di Dio sull’uomo chiamato a rispondere alla propria vocazione: «avvenga per me secondo la tua parola». Altro che ignoranza: si tratta della più grande Sapienza, dell’intelligenza della vita, della scoperta del progetto immenso di amore che Dio ha nascosto nelle nostre fragilità. Questo progetto, come racconta Luca, si serve sempre di angeli per essere annunciato. E secondo lo stile del Dio di Gesù, ha sempre i caratteri laici di un incontro feriale, non violento e impressionantemente delicato. Proprio come ogni racconto di vocazione non avviene mai in templi o sinagoghe, ma preferisce stanze, case, cortili, pozzi, campi, barche e persino bettole. Ma soprattutto inizia con Dio che sta alla porta e bussa a chiedere il permesso di condividere il mio cammino.
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Contempla: Maestro di Ozieri, Annunciazione (Retablo della Madonna di Loreto, Museo Diocesano di Arte Sacra di Ozieri).
La tavola deriva dai canoni proposti dalla pittura raffaellesca e di Tiziano. In primo piano, l’Arcangelo Gabriele con il dito puntato sullo Spirito Santo, vero protagonista dell’opera che viene annunciata, e il giglio del candore che si pone come uno specchio della Madonna. Lei, in postura accogliente perde il suo sguardo sul vuoto, distoglie l’attenzione dal libro delle preghiere aperto sull’inginocchiatoio e immerso nel dramma dell’annuncio. Le mani incrociate sui seni quasi ad abbracciarsi e riassumersi tutta per donare un “si” totale. La curvatura del corpo della Vergine sembra suggerire un cambio di rotta della sua storia, ormai protesa nella stessa direzione dello Spirito Santo.
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Ascolta: F. de André, Il sogno di Maria

Ripeteva d’un angelo la strana preghiera/ Dove forse era sogno, ma sonno non era/ “Lo chiameranno figlio di Dio”/ Parole confuse nella mia mente/ Svanite in un sogno, ma impresse nel ventre
E la parola ormai sfinita/ Si sciolse in pianto/ Ma la paura dalle labbra/ Si raccolse negli occhi/ Semichiusi nel gesto/ D’una quiete apparente/ Che si consuma nell’attesa/ D’uno sguardo indulgente/ E tu [Giuseppe] piano posasti le dita/ All’orlo della sua fronte/ I vecchi quando accarezzano/ Hanno il timore di far troppo forte
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Chiediti: Cosa mi inquieta del mio futuro, cosa mi spaventa e cosa sento di affidare alla cura delicata e premurosa di Dio? In questo momento della mia storia, in quale angolo della mia vita sento che devo aprirmi meglio alla Parola del Signore?

