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DI DOMENICA IN DOMENICA - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 18 ottobre 2020

Il Vangelo non è per cretini


Dalla parabola della festa di nozze per il figlio del re, questa prossima domenica passiamo alla contromossa dei farisei: «tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi». Si sentono chiamati in causa, offesi e accusati di essere, in fondo, dei “cretini”: hanno sciupato l’occasione di entrare alla festa. Per tutta la domenica mi chiedevo: ma perché non ci sono entrati? E secondo me, quei farisei si sentono toccati perché sono proprio loro che, invitati speciali al banchetto, alla festa, al regno di Dio, covano il tragico (letale) sospetto che quel padrone avrebbe chiesto a loro qualcosa in cambio, un prezzo da pagare, una prestazione per potersi meritare quella festa e quell’abbuffata: «noi non ci lasciamo fregare!», avrebbero esclamato. Proprio dei “cretini”: pensare che ci sia anche una recondita possibilità che Dio possa fare qualcosa in cambio di una nostra prestazione, è da cretini! Sentire nel cuore che la grazia possa avere qualche interesse, è da cretini! Anche solo sospettare che Dio sia un doppiogiochista, è da cretini! La grazia è gratis.

Quante volte al giorno facciamo la figura dei cretini? Quante volte al giorno ci scappa di pensare che se Dio ci dona qualcosa è perché vuole qualcosa in cambio da noi? Quante volte al giorno pensiamo che ogni grazia concessaci da Dio necessiti di un nostro adeguato sacrificio? Quante volte pensiamo che pregare, recitare rosari e devozioni, partecipare alla Messa, sia qualcosa che noi dobbiamo al Signore? Perché invece non la pensiamo come suggerisce il Vangelo: la vita di preghiera, la vita di fede, ogni Eucaristia non è il nostro malsano tentativo di ricompensare Dio, ma è partecipare in maniera gioiosa e gustosa alla sua festa (sarebbe questa la versione in prosa della vita poetica del beato Carlo Acutis). Pregare, celebrare, lodare è una grazia, una festa, un’elezione e un invito che Dio riserva per noi: purtroppo, non tutti “hanno la grazia” di poter pregare.

Iniziate col «rendere a Dio quel che è di Dio», risponderà Gesù ai farisei questa prossima domenica. Come a dire: «state sereni, a Dio, tanto, dovete una cosa soltanto: tutto», cioè, dovete restituirgli non cose, ma voi stessi, la vostra vita fatta per la felicità, per la sua festa. «Cosa posso dare a te, che tu non hai, o mio Signor?», si chiedeva una vecchia canzone di offertorio. E un’altra: «ti offriamo il pane che tu ci dai». Insomma: un’autentica cretinata scervellarsi per trovare il regalo «gradito a Dio Padre onnipotente». La felicità di Dio è l’uomo che vive felice. E per questo l’uomo è il rischio di Dio!

PS: e pensare che la parola “cretino”, oltre ad indicare una patologia mentale dovuta a carenza di iodio, parrebbe possa avere un’attinenza etimologica con la parola “cristiano”: in francese, infatti, il suono crétin (cretino) ha giusto una vocale in meno rispetto alla parola chrétien (cristiano). I cristiani sono cretini perché si bevono tutto ciò che piove dall’alto! A me sembra invece che i cristiani, tra gli uomini, abbiano molte più possibilità di essere felici! E se questa è una cretinata, è certamente una cretinata evangelica: «vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). E quando Gesù usa l’aggettivo “pieno”, intende sempre qualcosa che è gratuito, perché le cose veramente “piene” provengono solo Dio: pieno è un amore che riempie la vita di due sposi, la vita di due genitori le cui giornate diventano improvvisamente piene della vita del nuovo nato, piena è la vita di un sacerdote (se solo aveste visto gli occhi pieni di vita del novello sacerdote don Giovanni Antonio Loi mentre ringraziava Dio domenica scorsa… e che la mascherina impediva di vedere la bocca, piena di sorrisi come quelli di Chiara Almirante! Altro che cristiani cretini: il Vangelo è roba per gente furba!).



don Giammaria Canu


Masaccio, Pagamento del tributo (dettaglio, 1425).

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