DI DOMENICA IN DOMENICA - a cura di don Giammaria Canu
Domenica, 25 dicembre 2020
Auguri di buona umanità.
In tempo di auguri è utile rinnovare le promesse. Anzi: per ogni augurio fatto è sempre la stessa promessa da rinnovare: prometto che farò di tutto per renderti sempre più uomo e userò tutte le armi in mio potere perché nessuna potenza disumanizzante ferisca la tua umanità. Forse, se non abbiamo questa promessa da nascondere nei nostri bigliettini e nei nostri sorrisi natalizi, è meglio che richiudiamo gli auguri nel lockdown del nostro cuore, in attesa di tempi di maggiore umanità.
Qualche giorno fa ho ritrovato postato un meme natalizio molto efficace, soprattutto perché sullo sfondo aveva l’immagine dell’Annunciazione: «si sopravvive di ciò che si riceve, ma si vive di ciò che si dona». Mi è sembrato un buon commento a quel «nulla è impossibile a Dio», l’argomentazione più convincente con cui Gabriele ha fatto sbocciare l’Eccomi della piccola Maria di Nazareth. La frase è dello psichiatra Carl Gustav Jung e racconta la sintesi della piena maturazione dell’uomo: c’è differenza tra vivere e sopravvivere (tra «vivere e vivacchiare» diceva Frassati); c’è tanta sapienza nel riconoscere che ciò che si riceve è utile, sì, ma per vivere c’è bisogno d’altro; c’è un carico di umanità onnipotente quando si gioisce e si gusta che quel che ho donato ha fatto più umana un’altra persona. Questo è vivere! Questo è diventare uomini! Questo è amare!
Ammette lo stesso Jung: tutti possiamo riempirci la bocca del vocabolario dell’amore, ma l’«amore non è cosa da poco: è Dio stesso». Sembra la parafrasi della massima (bistrattata) di sant’Agostino “ama e fai ciò che vuoi” (agisci con amore e qualsiasi cosa verrà fuori divinamente perfetta anche se non per forza riconosciuta come tale!). Oppure san Vincenzo de’ Paoli: «veniamo ingannati dall’apparenza del bene quale appare alla ragione umana, la quale non raggiunge mai o raramente quella divina. Le cose di Dio, invece, si fanno da sole e la vera sapienza consiste nell’inseguire la Provvidenza passo dopo passo». Ma soprattutto sembra la traduzione in parole del Vangelo del presepe: l’Amore non ha bisogno di troni, sudditi e poteri perché si diffonde da solo con le proprie forze. Come le statuine del presepe, tutte orientate verso il centro di tutte le cose, il baricentro della storia, della geografia e anche di ogni cuore che desideri la vera felicità.
È meraviglioso sostare davanti al presepe di casa e semplicemente contemplare come tutto viene attratto da quella mangiatoia, come una molla che strappa pastori, mestieranti e magi dal proprio “mestiere” per accogliere invece la propria “vocazione” all’umanità. Tutto questo è nascosto nel Vangelo di Natale: Qualcuno ti ha promesso che non lascerà niente di intentato perché tu possa diventare sempre più uomo. LasciaGli fare il suo lavoro. Accogli tutto come vocazione. Spalanca il cuore ad ogni novità riconoscendo in tutto un’opportunità per rinascere. È natale anche ogni volta che un po’ di luce filtra nella tua vita attraverso le ferite. Non maledire niente di quello che fai e neanche di quello che ti piomba addosso. Tutto serve! Tutto ha un compito! Tutto è vocazione all’umanità! Non si può buttare via il virus del 2020 assieme al «bambino in fasce, adagiato in una mangiatoia» del 2020. Quel Bambino-Dio muore dalla voglia di vederti sempre più uomo, capace di affrontare la vita da Dio… tutta la vita, mangiatoie puzzolenti comprese e non solo le parti comode: queste non sono mai entrate nello scatolone del presepe in soffitta.
Buon Natale di umanità.
don Giammaria Canu
La facciata della Basilica superiore di Assisi illuminata col presepe di Giotto
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