DI DOMENICA IN DOMENICA - a cura di don Giammaria Canu
Domenica, 17 gennaio 2021
La torsione di Dio.
«Tu sei il Figlio mio, l’amato», firmato Dio. Quel Dio che ci mette la firma (e la faccia) su ogni battezzato. Questa è la promessa che nessun vivente sulla terra può fare: «a prescindere da quello che combini, tu sei figlio mio amato». È la sintesi del Vangelo e anche il messaggio più bello che un uomo possa sentire: prima ancora di qualsiasi tuo pensiero, tua parola o tuo gesto, tu sei amato! È il mysterium dilectionis, la rivelazione dell’amore, lo scatto della storia che fa cambiare tutto (iniziamo a contare gli anni da quel primo Natale), il salto infinito che distingue il cuore di Dio da quello dalla sua creatura ma rendendoli sempre più vicini (miseri-cordia) per così rendere uguali tutte le creature, tutte amate prima che esistano, “misericordiate” (papa Francesco) prima che nascano, addirittura salvate prima che nascano (su quest’ultima piroetta teologica ci sarebbe tanto da discutere. Mi basta qui citare un amico teologo: «la salvezza è ancora più originale del peccato! Chissà quanto ancora ci vorrà a capirlo e a predicarlo!»).
E comunque questa è la virata più potente del Dio di Gesù (alla faccia del Dio motore immobile di Aristotele). Da questa mossa strategica della storia della salvezza germogliano storie di falliti diventati vittoriosi, peccatori canonizzati, schiavi resi liberi anche restando in catene, martiri torturati che perdonano i loro persecutori, mamme che perdonano gli assassini dei figli, uomini e donne che lasciano tutto per raccontare al mondo questa sterzata del Dio dell’amore, mense, dispensari e case di accoglienza che imparano dai poveri la gratuità quotidiana del Vangelo, preti, religiosi, catechisti e genitori che insegnano la preghiera più bella che ci sia: «sia fatta la tua volontà, e così io sarò apposto, perché il tuo sogno è sempre la mia felicità».
E il segreto di questa tattica divina è nascosto dietro ogni battesimo, anzi è proprio ciò che fa funzionare ogni battesimo: c’è Qualcuno compiaciuto, orgoglioso, divertito intimamente nel vedermi vivere, sorridere, correre, costruire, conoscere, inventare, accogliere, abbracciare, consolare, ma soprattutto è colmato di gioia ogni volta che un suo figlio, smarrito e imprigionato da idoli, fa ritorno a casa, sicuro di trovare un Padre che non rinnega la sua promessa fatta prima che il mondo fosse. Possiamo definire il cristiano come colui che sa, sente, gusta e testimonia di essere figlio amato, più volte ribelle e altrettante volte perdonato. E il non cristiano è colui che ancora non se n’è accorto o nessuno gliel’ha mai raccontato. Che grave responsabilità missionaria permanente abbiamo noi cristiani! Chissà quanto peserà la nostra omertà sull’amore di Dio nel giorno del giudizio!
Per questo è gustosamente sapiente il cambio di passo nella nuova formulazione del Gloria della Santa Messa: «pace in terra agli uomini amati dal Signore». Ecco di nuovo la definizione dell’uomo: l’uomo è colui che è amato dal Signore. Lo ripeto: il cristiano è colui che di questa cosa se n’è accorto, qualcuno gliel’ha annunciata, gioisce ogni giorno di questa verità e freme nel desiderio di raccontarla e contagiarla. Viene da chiedersi: perché è così difficile percepire che non è uguale la vita se sai che Dio ti ama così come sei, lì dove sei e prima ancora che tu sia? E viene da invitare noi stessi: non perdere nessuna occasione per lasciar fare a Dio la cosa che gli viene meglio: amarci! Questa è la rivoluzione della tenerezza, direbbe papa Francesco. Ma è la rivoluzione del battesimo, sacramento messo nel cassetto assieme agli album fotografici di quel giorno e lasciato lì a fare polvere. Quando invece dovrebbe essere il battesimo l’arte del vivere guardando il mondo non “da un oblò” (citazione bassa, ma non troppo se pensiamo alla noiosa solitudine della pandemia!) ma da una croce gemmata, la firma continua di Dio che certifica la sua virata: «tu sei figlio amato».
E poi c’è la torsione di Gesù nel Vangelo di domenica prossima: «Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”». Il battesimo è percepire quella svolta di Dio che ti invita a scavare tra tutte le ricerche e scovare la domanda più profonda, più vera, più liberante. Riconoscere poi che in quella ricerca uno scavo che intercetta Dio che stava già scavando dall’altra parte della montagna: e si intravvede la luce in fondo al tunnel.
Buona domenica.
don Giammaria Canu
F. Campi, Vocazione di Pietro e Andrea (Modena, 1798). Ogni torsione di Gesù regala la percezione di un Dio capace di voltarsi sempre a chiamare l’uomo rimasto indietro.
Comentarios