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DI DOMENICA IN DOMENICA - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 13 giugno 2021


Io e il Dio delle piccole cose.


«Io spero che esista anche un Dio delle piccole cose, che sappia i silenzi mai diventati parole […], raccoglie le briciole perse di ogni esistenza […], che sa le voglie che non sono più diventate peccato, che sa le preghiere fantasmi di noi da bambini, o dov’è che finiscono chiavi e orecchini». Diciamo la verità che anche noi abbiamo almeno una volta nella vita pensato che ci sono dei misteri così quotidiani che ci è venuta la tentazione di costruire la certezza che Dio, di quelle cose conosce ogni segreto, ogni dettaglio e che magari si diverta pure a tenercele nascoste. Il testo è di una intelligentissima canzone del trio Fabi, Silvestri, Gazzé: Il dio delle piccole cose. Ma è esattamente così: il nostro è un Dio innamorato delle piccole cose, perché è innamorato della nostra e sua umanità, fatta, intessuta e imbevuta di piccole cose. Tre esempi rubati alla festa del Corpus Domini e alla Parola di Dio di domenica prossima.

«Vero pane dei Figli, non può essere gettato», prega san Tommaso nella sequenza che ha introdotto il Vangelo di domenica scorsa. E sembra suggerire che neanche un frammento di Dio va buttato via, perché in ogni pezzo di vita abitato da Dio c’è la possibilità di accedere, di tuffarsi (battezzarsi, in greco!) nell’oceano dell’eterno paradiso. E poi, quando ci prendi la mano a riconoscere le briciole eucaristiche di Dio sparpagliate nella tua vita, non smetti di cercarle con lanternino e monta dentro il desiderio di copiare l’esperienza di Pollicino: ma da dove provengono questi frammenti, da quale pagnotta sono caduti, di quale Pane fanno parte? E così “si rischia di diventare maturi veramente” nella fede e sentire dentro il cuore di non potere fare a meno di nutrirti ogni domenica di quel Pane che mette in comunione quelle parti della vita settimanale che sembrano così lontane da Dio e invece custodiscono tracce di divino. Scopri che Dio ha un bisogno matto di incontrarti. Come un Padre che lascia libero il figlio e tante volte gli viene la tentazione di afferrarlo con potenza a dargli una bella lezione pur di averlo vicino a sé. Ma altrettante volte supera la crisi e si lascia pacificare dal desiderio di aspettare che sia il figlio a prendere la strada di casa seguendo le briciole sparse da sempre nel mondo, come se questo Padre da sempre sapesse che il figlio sarebbe uscito di casa, spesso sbattendo la porta. Che potenti quelle briciole!

«Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme che germoglia e cresce, come, egli non lo sa». Il regno delle piccole cose è sempre all’opera. Io credo che esista un regno delle piccole cose e questo regno è quello più reale, quello più vero, l’unico che regge il cielo e che è molecolarmenteannidato nella vita quotidiana: «il cristiano, il cristianesimo, la cristianità, la cristianizzazione, l’avvenimento cristiano, l’operazione cristiana è un’operazione molecolare, interna, istologica, un avvenimento molecolare, che spesso ha lasciato intatte le cortecce dell’avvenimento» (Charles Péguy in Véronique). Non è semplice spiegarlo e per questo sono convinto che l’unico modo per percepirne un timido barlume è quello di rifugiarsi nella poesia, nella musica o nell’arte, dove ogni trasgressione alle leggi materiali è concessa, anzi necessaria. Ed è per questo che anche Gesù si rifugia nella poesia, nella similitudine bucolica, proprio per prendere per mano noi e portarci a passeggio in questo regno delle piccole cose.

E ancora, sempre domenica prossima, un altra passeggiata in questo regno: «con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Mi viene da suggerire a tutti i genitori, a tutti gli educatori, a tutti i preti, catechisti, insegnanti, nonni, operai, sindaci, presidenti e artigiani, insomma a chi ha la possibilità di avere davanti anche solo per un istante una giovane vita che cresce: fate loro col cuore questo augurio: «ti auguro di essere potente quanto un granello di senape!». Sotto sotto vuol dire: «ti auguro di fare della tua vita il capolavoro per cui Dio ti ha creato; ti auguro di passare in questo mondo e fare infinitamente meglio di me (sottinteso: di me che tanti semini li ho fatti seccare!); ti auguro di essere anche tu, insieme a Dio, un dio umanissimo delle piccole cose». Amen.


don Giammaria Canu


Janet Brooks Gerloff, I discepoli di Emmaus (Aquisgrana 1992).

Nel deserto del non senso, il Risorto si lascia raccontare le miserie del cuore e attende l’invito a rileggere la stessa storia con altri occhi che riconoscono la Pasqua delle piccole cose.

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