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DI DOMENICA IN DOMENICA - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 11 luglio 2021


Pedagogia divina del rifiuto.


La scorsa domenica Gesù rifiutato nella sua patria; la prossima i discepoli rifiutati nelle case dove bussavano. Come che Gesù rassicurasse i discepoli di tutti i tempi e luoghi: se hanno rifiutato me, rifiuteranno anche voi, e da questo saprete di stare sulla strada giusta.

Se c’è veramente qualcosa di credibile nel cristianesimo è proprio la pedagogia di Dio: davanti al rifiuto dell’uomo, rialza la posta in gioco. E se fosse proprio questa la necessaria pedagogia della Chiesa di Gesù? Al posto di depennare, scommettere proprio sulla persona più difficile da acchiappare, su chi oppone sempre rifiuto, sulla genia di ribelli seriali e cronici. Non siamo forse nati proprio da un fondamento umanamente scricchiolante come Pietro, artista della ribellione («non sia mai, Signore, questo non ti accadrà mai!»), del rifiuto («Tu non mi laverai i piedi in eterno!»), del rinnegamento («Non conosco quell’uomo») ma divinamente abitato dallo Spirito Santo («Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!»)? Ogni azione di Chiesa è opera dello Spirito Santo se investe lì dove tutti condannano, escludono e rinunciano. La Chiesa è resiliente non perché a tutti i costi vuole imporre la verità del Vangelo, ma perché rinuncia alla rilevanza, al successo e ai followers, e si (pre)occupa di vite scomode (che guarda caso è il vero kerygma del Vangelo: «se Cristo non è risorto dai morti, vuota è la nostra fede», e lo diceva uno scomodo, ribelle e difficile da acchiappare come Paolo che finisce col dire: «mi basta la tua grazia»!). È la pedagogia della gratuità assoluta, quella che davanti al rifiuto imprevisto, non solo non si scandalizza, ma riconosce che proprio lì dietro è nascosto un frammento importante della vocazione: chiamati a scovare la forza nascosta nella debolezza. E noi che spendiamo (spesso sprechiamo!) energie, tempo e soldi a costruire enormi macchine pastorali che possano imporsi come carri armati nella guerra contro la secolarizzazione. Basta un minuscolo imprevisto (quest’anno si è chiamato “Covid-19”, nei prossimi anni chissà!) a far inceppare tutto il marchingegno. E se quell’impre-visto, che Dio ha già visto, venisse visto con profezia per trasformarlo in pro-vista?

Ma questo accade anche nella nostra vita “pelagiana”: ci alleiamo facilmente con la nostra astuzia, il nostro coraggio e la nostra forza facendone i cavalli di battaglia e basta un niente per farli diventare fragili talloni d’Achille; e magari rifiutiamo facilmente, seppellendoli e zittendoli, le nostre paure, i nostri difetti, i nostri fallimenti e ferite. È invece potente frequentare questi ultimi con preghiera, cioè con lo Spirito Santo, e scoprirne cosa ci fanno nella mia storia, quali sorprese mi possono regalare, cosa è nascosto oltre la loro banale apparenza. La certezza deve essere: nulla Dio dona alla mia storia senza un significato. Che corrisponde all’altra certezza che ci portiamo appresso dalla Parola di Dio di qualche settimana fa: Dio non lascerà che si verifichi nella mia vita qualcosa capace di distruggere la mia vita («fin qui giungerai e non oltre», impone Dio ad ogni tempesta nemica della vita che desidera sbriciolare la mia esistenza; cf. Gb 38,11).

Forse per questo, leggeremo domenica prossima che l’unico potere (exousìa in greco) che Gesù infonde sui discepoli mandandoli tra le case e i villaggi, senza mandarli allo sbaraglio, è il potere sugli spiriti immondi. È chiarissimo che non si tratta per i discepoli di fare esorcismi, ma di un “potere” tutto divino di sbaragliare ogni attentato alla vita: è il potere contro ciò che ha il potere di diminuire la vita fino ad annientarla. Sono gli spiriti che offrono allettanti alleanze davanti alle fatiche della vita: lo spirito della superbia, della sopraffazione e della prepotenza che confonde l’essere con l’avere e convince a pensare che più si possiede, più si è qualcuno; lo spirito della violenza che impone di guardare il prossimo sempre come un potenziale nemico e usurpatore della mia vita e perciò da eliminare al più presto; lo spirito immondo della rabbia che persuade a risolvere i problemi inasprendo le reazioni e le relazioni... e tanti altri spiriti immondi che conosciamo bene! Dove c’è il Vangelo, questi spiriti non possono stare: dove regna lo Spirito Santo, nessuno spirito che disumanizza può comandare.



don Giammaria Canu


Paul Gauguin, Autoritratto con Cristo giallo (1889).

Impressiona l’esperienza del fallimento condivisa tra Gauguin e il Cristo, assimilati dai tratti somatici e dalla stessa sofferenza. Nel giallo del Cristo prende forma e colore tutta la pedagogia del chicco di grano che solo se marcisce porta spighe e pane.

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