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DI DOMENICA IN DOMENICA - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 24 ottobre 2021


Donami, Signore, un cuore elastico.


Ma com’è possibile convincere di aver preso una cantonata chi ha già sposato la teoria secondo cui è grande colui che è servito e riverito. Di certo sarà difficile trovare conforto sui giornali, televisioni o social dove è ancora più marcata la grandiosità di chi riesce ad ottenere, sbraitando e rivendicando diritti, oppure di chi si è costruito un impero di sudditi fedeli pronti a passare ore a seguire video e movimenti dei propri idoli, oppure la maestosità di chi occupa un posto di potere. E papa Francesco che insiste: è necessario educarci sinodalmente (perché di una faticaccia comune si tratta!) a inaugurare processi piuttosto che spremerci e sgomitare per occupare spazi, poltrone e visibilità. I processi si inaugurano aprendo strade e tenendo a bada la tentazione malsana di recuperare soltanto scorciatoie. Siamo fatti per stare sulla strada e starci assieme. Siamo uomini e donne viatori e sinodali. I processi sono fatti per camminare, per chi è più interessato al tempo da vivere che allo spazio da conquistare, che chi si cura della storia più che della geografia, nel senso che ogni storia va vissuta in profondo a prescindere dalla geografia che abita. Eccola la parola chiave di queste domeniche: vivere in profondo.

Gesù, per vivere in profondità la vita offriva al giovane ricco di condividere tutte le ricchezze coi poveri e ai figli di Zebedeo offre l’ultimo posto! Cioè, offre a loro e a me la possibilità di smettere di preoccuparti di me stesso e promette di regalarmi la gioia di approfittare dell’elasticità del mio cuore. Vuoi essere felice? Cura la felicità degli altri! Smetti di servire il tuo (d)io e regala al cuore l’occasione di fare ciò che più gli è proprio: amare. È l’amore l’arma più potente. Le persone sagge lo sanno perfettamente tant’è che ho incontrato manciate di persone anziane decisamente più preoccupate delle dis-cordie tra i figli che delle proprie cardio-patie. Per loro i veri problemi cardiaci sono gli sguardi dei figli spesso alla rincorsa di beni, di poteri e di posti. Il vero problema è imparare dai colpi della vita che è meglio investire il cuore sulle relazioni che farlo diventare schiavo dello stomaco, è meglio passare su questo mondo da povero che da delinquente, è meglio servire che essere serviti, è meglio fidarsi del Signore che confidare nel potere (Sal 117). Vince la vita chi sale in cielo col cuore più dilatato, più allenato a chiedere di poter amare di più, più abituato a riconoscere che Dio ha cucito un corpo, una vita e una storia attorno al cuore e che tutto è contorno di quel cuore.

Domenica prossima scopriremo che il cuore ha pure degli occhi che servono per guardare e prendersi a cuore gli altri cuori, per vedere il cuore delle cose, capire veramente chi è e seguire solo e soltanto il cuore del mondo. Von Balthasar ha scritto un meraviglioso libro proprio con questo titolo e lo ha dedicato ai giovani: «nessun combattente è più divino di colui che è in grado di vincere con la sconfitta. Nell’attimo in cui egli riceve la ferita mortale, il suo avversario crolla a terra definitivamente colpito. Perché costui colpisce l’amore e viene così dall’amore colpito». Proprio come La ballata dell’amore cieco, la storia di questo innamorato, cieco d’amore, che si sottopone alle prove dell’amata fino a tagliarsi le vene per lei: «fuori soffiava forte il vento, ma lei fu presa da sgomento quando lo vide morir contento. Morir contento e innamorato, quando a lei niente era restato: non il suo amore, non il suo bene, ma solo il sangue secco delle sue vene». Davanti all’amore che rende nitida ogni realtà, tre sono le alternative: dichiarare con sgomento la propria sconfitta, adorare in religioso silenzio un cuore umano già cittadino del paradiso, oppure smettere di «stare lungo la strada a mendicare» e decidersi finalmente ad entrare nella strada e mettere alla prova l’elasticità del proprio cuore. Il cieco di Gerico ha optato con coraggio (in latino cor agere: prendi in mano il tuo cuore… sottinteso: e fanne un capolavoro!) per quest’ultima soluzione, «e subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada». L’amore funziona per contagio: «amore chiama amore» (Teresa d’Avila).



don Giammaria Canu


A. Arcabas, I discepoli di Emmaus (1994).

Il misterioso viandante di Emmaus, icona scelta per il nostro cammino sinodale, rimprovera i cuori duri e sclerotizzati dei due discepoli imprigionati dalla delusione. Solo dopo riconosceranno di avere il cuore ardente, sciolto, elastico mentre il Risorto parlava con loro.

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