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DI DOMENICA IN DOMENICA - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 15 novembre 2020


Tu si que vales


«Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora», avvertiva Gesù dopo la parabola delle 10 vergini. Domanda: giorno e ora di cosa? Ma è chiaro, il giorno e l’ora della festa di nozze, mica del giudizio/punizione divina. È vero che a pensar male ci si azzecca sempre. Ma si pecca pure. Pensare che il giorno a l’ora in cui Gesù ci attende sono quelli del giudizio finale è pura verità, ma passare la vita lasciandoci guidare dalla paura di fare passi falsi sanzionabili con l’inferno, è puro peccato. “Che peccato” spegnere la lampada del desiderio di passare un’eternità intera a fare festa con Gesù, sopraffatti dalla paura di sbagliare. È un vero peccato arrivare spenti, mosci, sgasati alle nozze, le nostre nozze indissolubili ed eterne con Gesù! Che triste vivere di sola paura dell’inferno e perdere l’occasione di allenare il cuore a desiderare la goduria di una festa eterna.

E qui salta fuori anche una responsabilità enorme nei confronti di chi cresce.

Guai a noi se ai giovani, vergini della vita, illibati e spesso non ancora violati dalle sofferenze, presentiamo l’incontro di Gesù come un giudizio sulle loro malefatte. Perché non riusciamo a trasmettere la bellezza della nostra fede e invece ne trasmettiamo la rigidità di un codice morale (il cristianesimo è da sfigati, postano i social!)?

Guai a noi se non equipaggiamo i giovani del desiderio della festa, ovvero a tessere (ric-amare) dentro il cuore la speranza che le gioie quotidiane non sono che indizi del grande banchetto di nozze che possiamo già assaporare nei sacramenti, nella preghiera intima e nella vita di carità. Perché invece li zavorriamo di doveri morali, deportazioni sacramentali ed esorcismi contro loro mondo, esigendo da loro di diventare adulti nella fede prima di esserne stati bambini?

Guai a noi se non la smettiamo di etichettarli come pigri, svogliati, sdraiati, insensibili, demotivati, nerd, disadattati, irrealisti, bamboccioni, mantenuti, parassiti, ingrati, maleducati, abbruttiti, disincantati, frustrati, immaturi, irrealizzati, gamers, prigionieri, assonnati e… addormenti. A furia di ripeterglielo, si convincono di essere nati per dormire. Che poi: sbaglio o anche le 5 vergini sagge si erano addormentate?!

Una mano d’aiuto ci viene da domenica prossima: i talenti. A parte l’infinità di attività da campo scuola e Grest sui talenti, c’è da mettere a fuoco che la nostra vita è una continua caccia al tesoro. Nasciamo tutti come talent scout, ricercatori forsennati dei talenti che Dio ha nascosto nella nostra vita, inseguitori di quei sogni, desideri, progetti che meglio si tagliano per la nostra felicità. C’è assoluta urgenza di considerare l’educazione come arte dell’azzeccare il giusto prezzo delle cose. È necessario confermare il valore, approvare il talento, applaudire la vita che germoglia, emerge, affiora da una terra fertile e vergine: «ok, il prezzo il giusto! Stai investendo bene!».

Ma per fare dei capolavori occorre che chi educa rinunci a ergersi come unico modello e accolga con gratitudine proprio la sconfitta del proprio modello trapiantato posticciamente in un altro terreno. Serve invece che giochi tutta l’arte pedagogica a favore di un esemplare originale che cresce, si fa spazio, buca le montagne, sfonda i muri e costruisce nuove vie, autostrade e ponti verso regioni della vita ancora inesplorate e di cui solo Dio (e nessun educatore è Dio!) può avere la pretesa di dire: «questo campo è “cosa molto buona”».

In questa caccia al tesoro, c’è uno strumento importante, decisivo che ogni giovane talent scout deve avere in dotazione: il GPS del ricalcolo. Questo sì che dev’essere confezionato e fornito dalla generazione che educa. Serve per attrezzare chi cresce di una certezza: che la vita è un continuo passaggio di errore in errore, ma che può essere sempre ricalcolato il percorso, riaggiustata la rotta, riacceso il talento e così passare non di errore in errore ma «di inizi in inizi, verso inizi che non hanno mai fine».

Una vita così vale!

Firmato: Dio.

Amen.



don Giammaria Canu


Maffiolo da Cazzano, Sant’Anna insegna a leggere a Maria, affresco (1477).

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