DI DOMENICA IN DOMENICA - a cura di don Giammaria Canu
Domenica, 7 novembre 2021
Q.B.V.
Gesù acchiappa subito dalla vita l’opportunità di in-segnare, cioè di tracciare un segno indelebile dentro il cuore di chi ascolta e di chi guarda.
Siamo a Gerusalemme, nella parte del maestoso Tempio accessibile ad ogni israelita. Gli passa davanti una sfilata di nobil uomini, ben composti, gesti ampi e scenografici, tintinnio di monete dentro il Tesoro e grandi inchini al Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe e poi su di nuovo in postura eretta e ieratica, fieri e orgogliosi dell’opera compiuta. Poi una pausa nella processione solenne. Ed è lì che si infila una donna. Guarda a destra e sinistra per non intralciare il traffico dei processionanti, si copre il più possibile col suo scialle, si curva finché può per nascondere ogni lembo di pelle del volto e avanza con discrezione, carica di pesi, di rimpianti e di fallimenti. L’abbigliamento e lo stile la tradiscono: nessuno può dubitare che si tratti di una vedova. Esposta alle angherie degli uomini, maledetta da Dio che l’ha punita levandole l’unico suo custode, il marito. Costretta dalla vita a vivere di pochi spiccioli raccattati con qualche lavoretto a maglia o magari recuperato dalla vendita di prodotti della terra che coltiva o dai pochi animali che alleva nel suo cortile. È una che ha l’abitudine ad accontentarsi del q.b.v.: “quanto basta per vivere”.
Per il Figlio di Dio che osserva attentamente e in profondità le gesta rituali che si recitavano sul palcoscenico del Tempio di Gerusalemme, beh, quello era il più grande spettacolo dopo il suo Natale: quando gli ricapitava di incrociare la scena esatta di una parabola che lui avrebbe voluto inventare e invece era lì, davanti ai suoi occhi e agli occhi dei discepoli attorno a lui. Gesù i discepoli li chiama in disparte per lasciare un segno. Ancora una volta «li chiamò a sé perché stessero con lui e anche per mandarli a predicare» (Mc 3,14) questa cosa che si può imparare guardando attentamente lo scorrere della vita: da una parte c’è una promessa di vita mediocre che scorre al di sopra delle teste di tutti e dall’altra c’è una promessa di vita che sgorga dal cuore di chi crede in una Vita infinita; c’è chi su Dio e la Vita vera investe il superfluo e chi su Dio investe la stessa sua intera vita; c’è chi in Dio crede solo se questo ingigantisce la propria immagine esteriore e chi invece crede nel Dio che abita nell’intimo e condivide le stesse fatiche e gioie; insomma: c’è chi scommette nella vita e chi invece scommette nella Vita; c’è chi inizia a vivere la sua eternità e chi ancora non è nato!
Nella sala del Tesoro del Tempio, da una parte molti ricchi che offrono molte monete e dall’altra una vedova che offre due monete. E Gesù sentenzia: i ricchi hanno dato il superfluo, etimologicamente ciò che scorre al di sopra e che ci sia o meno, la vita scorre ugualmente, mentre la vedova è un’artista del q.b.v.: sa che nonostante abbia perso un marito, c’è sempre uno Sposo fedele e immortale con cui allearsi. Alla vedova la Vita ha insegnato che si può rinunciare a tutto a tutto, ma non a Dio. Che tutto ti può essere tolto ma «niente potrà separarci dall’amore di Dio» (Rm 8,39). E perciò per lei il suo q.b.v. è Dio: «solo Dios basta» (Teresa d’Avila).
Come domenica scorsa, si replica l’insegnamento più alto dell’umanità e anche quello più difficile da riscattare dalle calamite della vita che attirano da altre parti. Questo l’in-segnamento: la mente umana si accontenta di elenchi di cose da fare e di monete da contare (spesso per comprarci Dio o la vita eterna), ma la Vita, quella vera, è altra roba. E il cuore questa cosa la sa: c’è sempre dell’essenziale nascosto, visibile sono con gli occhi della fede e dell’amore. È come quando fai la valigia per partire per portare un regalo ad un amico lontano: metti tante di quelle cose inutili e magari a metà viaggio ti accorgi di aver dimenticato proprio il regalo! La domanda profonda che poneva lo scriba domenica scorsa e che pone la “parabola” della vedova questa prossima domenica è: qual è il tuo q.b.v.?
don Giammaria Canu
L’obolo della vedova (tra il 493 e il 562), Mosaico di sant’Apollinare in Ravenna.
Da subito ha colpito i primi cristiani la limpidezza del messaggio di Gesù riassunto nel gesto della vedova al Tempio.
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