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DI DOMENICA IN DOMENICA - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 6 dicembre 2020


Battesimo. Tutti là siamo nati


Domenica di tanti inizi, questa appena trascorsa: iniziato l’Anno Liturgico, iniziato l’Avvento quindi, iniziato l’uso del nuovo Messale, e iniziato anche un timido tentativo del virus di mollare la presa sull’umanità stremata e impaurita. Questa prossima settimana il Vangelo si apre con l’«inizio del Vangelo che è Gesù, Cristo, figlio di Dio» (Mc 1,1). È Marco l’evangelista che ci accompagnerà questo nuovo anno e questo inizio di Vangelo che leggeremo domenica ha tutte le caratteristiche dello stile marciano: sobrio, essenziale e pioniere (è il primo Vangelo scritto, mandato in avanscoperta per sondare il terreno). Marco va dritto al cuore della storia: si accontenta di dare le principali informazioni capaci di raccontare la vita divino-umana di Gesù (Gesù è come il colore viola, fatto di un mix tra azzurro e rosso, tra cielo e sangue, Dio e uomo, e quel mix è la scelta definitiva di Dio di rimanere impastato di umanità!). E strategicamente lo fa parlando di battesimo, il battesimo proposto da Giovanni. Di cosa c’è bisogno per un battesimo? Non solo per quello cristiano, ma per ogni battesimo. Un battista, un cuore umano e un segno.

Il battista è tutto ciò che serve per capire che qualcuno e qualcosa esistono prima di noi, che non ci diamo niente da noi stessi e che qualcuno o qualcosa ci hanno chiamati, attratti, invitati. È l’immagine della trasmissione, tecnicamente in teologia si chiama “tradizione”, di qualcosa che passa, del contagio di un’esperienza che ha reso alcuni felici e per sua natura acquisisce una carica virale tale da tracimare comunicandosi ad altre persone. Quanto sarebbe fecondo ripensare il battesimo cristiano con quest’immagine di un dono fatto di padre in figlio, il regalo più grande perché è l’unico regalo eterno, un dono che un padre/madre, dopo averne colto preziosità, sapienza e vitalità (utilità per la vita), non possono che contagiarlo al proprio germoglio che mette i primi passi nella vita, con la consegna di poter trasformare quel regalo in vita piena, tanto piena da traboccare e riempire i futuri germogli.

Serve poi un cuore umano. Si battezza solo un uomo. Uno cioè per il quale si possa donare la cosa più importante che si possiede. Uno cioè che possa decidere col cuore. Non si battezza un computer e neanche un cagnolino, ma un essere che crescendo possa educare il proprio cuore a compiere scelte libere, a mettere da parte pure il proprio interesse pur di dilatare il cuore don l’arte dell’amore. Anche qui sarebbe decisivo guardare al battesimo cristiano come un’eredità lasciata, depositata, affidata a un cuore che inizia a formarsi. Dispiace registrare l’esperienza di tanti battesimi che hanno trascurato l’occasione di dare al cuore umano capacità, dilatazione e docilità tali da potersi esprimere in scelte libere d’amore responsabile: il battesimo fa bene alla vita! Forse non insistiamo abbastanza (spero però che ancora un poco ci crediamo!) sulla potenza della fede che, per grazia (e solo per grazia, direbbe san Paolo amplificato da Agostino e estremizzato da Lutero), agisce nel cuore dell’uomo offrendole opportunità divine tanto grandi da farlo sempre più a immagine del cuore misericordioso di Dio.

E infine serve un segno. Cioè un’esperienza sensibile e documentabile: una cerimonia. Certamente corredata da foto, abiti nuovi e festa annessa, ma soprattutto un’emozione da scolpire nei cuori di chi assiste e capace di accompagnare il battezzato a una “mistagogia” che dura tutta la vita. Mi spiego riferendomi al battesimo cristiano: quel momento è un innesto di divinità nell’umanità. È un evento umano-divino, un tempo abitato da Dio (la Bibbia e la teologia parlano di kairòs), tanto importante quanto l’Incarnazione, o la Pasqua, proprio perché Incarnazione e Pasqua per il neofita (neo-battezzato) diventano eventi efficaci solo se quel battezzato per tutta la sua vita fa funzionare il proprio battesimo. Sennò sono solo imprese di un eroe come tanti altri della storiografia.

Tutto questo la dice lunga sul valore del nostro Battesimo: vale quanto un Dio che nasce, muore e risorge per ogni suo figlio. Un Dio così, o è uno sprovveduto, oppure è profondamente innamorato della nostra libertà.



don Giammaria Canu



Verrocchio e Leonardo, Il battesimo di Cristo (particolare dell’immersione della divinità nell’acqua dell’umanità, 1472). Per una descrizione dettagliata dell’opera, vedi il QR code.



Qr code - Verrocchio, Battesimo di Cristo

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