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DICEVANO I PADRI - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 19 maggio 2024.


L’amicizia tra il già e il non ancora.


Ogni tanto ritorna a galla il ritornello di un bel canto, allegro e malinconico allo stesso tempo, compagno fedele della mia infanzia e utilizzato da mia mamma a mo’ di ninna nanna: «avevi scritto già il mio nome lassù nel cielo. Avevi scritto già la mia vita insieme a te. Avevi scritto già di me». Ecco cosa c’è di urgente nella vita: completare quella scrittura già iniziata assieme alle galassie, alla terra, alla profondità del cielo, a ogni fiore della terra, alle nubi, alle montagne e al cammino di ogni uomo (così sostiene quel canto), ma non ancora del tutto chiusa, rilegata e archiviata. Dio sempre nel già e io sempre nel non ancora. Eppure, sembra che ci siano delle scorie di non ancora in Dio e delle briciole di già nel non ancora. In Dio c’è tutto un piano di impasto della divinità con l’umanità nella persona di Gesù, pensato e attuato perché il non ancora si era arenato nelle secche di una liberà mal utilizzata. Ma anche nell’uomo c’è un cammino con delle tappe conquistate, dei frammenti di già “già” guadagnati.

Domenica prossima concludiamo il tempo pasquale per portare la Pasqua nell’ordinario della vita. Perché è la Pasqua «la nostra vera originalità» (Davide Rondoni) da tenere sempre pronta per essere annunciata. È nella Pasqua che è proposta all’uomo un’accelerata per raggiungere il già di Dio che è il già eternamente pasquale realizzato da Gesù nella passione, morte e risurrezione. Ma la vera benzina per poter camminare, annunciare e appropriarsi della Pasqua di Dio è una Persona, è la Terza Persona della Trinità: lo Spirito Santo, il soffio (anzi, la “soffiatrice”, la ruach, perché in ebraico lo Spirito è femminile, è donna, è potenza generatrice, partoriente sempre incinta di nuova vita). Sarà questa prossima domenica di Pentecoste, non a chiudere il tempo di Pasqua, ma a portarlo dalla celebrazione alla vita. È lo Spirito “Paraclito”, cioè lo Spirito che ha le parole giuste da suggerirci per realizzare quel già “già” pensato e preparato per ciascuno di noi da Dio. Ognuno ha il suo già da realizzare attraverso la sfida a trasformare i propri non ancora che ci accusano di non farcela, di non saper vivere, di essere lenti e pigri, malati e irrimediabilmente peccatori. Lo Spirito invece, è difensore (in greco: “paraclito”): non si sostituisce a noi, ma sussurra all’orecchio come rispondere all’accusatore (in ebraico: “Satan”), come raggiungere e conquistare i nostri già quotidiani.

Dello Spirito Santo, «il grande sconosciuto dai cristiani, perché sta sempre dietro al Verbo» (von Balthasar), ha scritto le prime grandi pagine il grande teologo Basilio di Cesarea. Forse è grande suo merito aver sottratto dall’anonimato teologico la Terza Persona della Trinità e averlo pensato come il perfezionatore dell’opera della Creazione. Per Basilio, lo Spirito Santo è colui che fa passare il creato, dal caos al cosmo, dalla confusione all’armonia, che fa di esso qualcosa di bello, di ordinato, pulito: un “mondo” (mundus) appunto, secondo il significato originario di questa parola e della parola greca cosmos. Pregando lo Spirito, ci conferma Basilio che noi sappiamo che l’azione creatrice di Dio non è limitata all’istante iniziale. Dio non “è stato” una volta, ma sempre “è” creatore. Queste, in particolare le parole di Basilio:

“Nella creazione degli esseri la causa prima di quanto viene all’esistenza è il Padre, la causa strumentale il Figlio, la causa perfezionatrice è lo Spirito. È per la volontà del Padre che gli spiriti creati sussistono; è per la forza operativa del Figlio che sono condotti all’essere ed è per la presenza dello Spirito che giungono alla perfezione. Se provi a sottrarre lo Spirito alla creazione, tutte le cose si mescolano e la loro vita appare senza legge, senza ordine, senza determinazione alcuna. E come potrebbero dire gli angeli: “gloria addio nel più alto dei cieli”, se non avessero ricevuto il potere da dallo spirito? Se tu primi nel pensiero lo spirito, scompaiono i cori angelici è tutto si confonde, la vita degli angeli è senza legge, senza ordine, senza definizione. A Gabriele che ricevete l’ordine di annunciare i misteri, da dove venne la sapienza per insegnare le cose nascoste, se non dallo spirito Santo? Allo Spirito, infatti, conviene propriamente la rivelazione dei misteri, secondo che sta scritto: “Dio ce li ha rivelati per mezzo dello Spirito”. Nessuna visione può aversi senza lo Spirito. Come di notte, se togliessi la luce di casa, i tuoi occhi resterebbero secchi, le tue facoltà inerti, i valori irriconoscibili, e l’oro e il ferro sarebbero ugualmente calpestati per l’impossibilità di distinguerli, allo stesso modo è impossibile condurre fino alla fine la vita conforme alla Grazia senza lo Spirito: è come esigere il buon ordine dell’esercito senza il comandante, o l’accordo del coro senza che sia presente il direttore. Quanto al piano di salvezza degli uomini, chi potrà negare che esso si compie e si perfeziona per la grazia dello spirito?».


don Giammaria Canu




F. Rossi, Albero (2021). Il non ancora di un albero che sale verso il suo già.

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