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DICEVANO I PADRI - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 12 Novembre 2023.


Come lampade nella notte.


Domenica prossima, Matteo ci presenta una delle sue pagine più caratteristiche: la parabola delle 10 vergini, delle lampade e dell’olio. La vita, quella vera, è proprio come il Regno dei cieli e il Regno dei cieli, racconta Gesù, è simile a 10 vergini che nel cuore della notte fanno brillare delle lampade, come tante stelle, come una costellazione che esce di casa ad illuminare l’attesa dello Sposo e della festa di nozze con lo Sposo. È una pagina ricchissima di simboli che raccontano la postura del vero cristiano, in costante attesa dello sposo e della festa eterna.

Prima di tutto la notte, il cuore della notte, cioè la mezzanotte: l’ora del passaggio al giorno nuovo. Si lascia un giorno durante la notte e si entra nel nuovo giorno sempre di notte. Come la vita, che termina affidandosi al buio, come si era accesa nel grembo buio di una mamma. E in quella stanza buia che è l’utero materno si sente tutto ciò che si muove fuori, si percepisce il calore del mattino che arriva, si sa che da un momento all’altro la porta dell’alba si spalanca. Ma quel feto non sa quando e non sa cosa incontrerà. È tutta una questione di at-tesa, di vita tesa, di tensione, di pro-tensione verso lo sposo, cioè verso l’amore, la bellezza e la festa. Questo è cristianesimo: curare i dettagli prima della festa eterna.

Ci sono poi queste giovani vergini, come stelle fresche e umili che brillano nella notte profonda, pronte a sfidare il buio con le sue trappole, i suoi nascondigli, le sue ombre, i suoi fantasmi. 10 damigelle che sfidano il buio con la sola arma delle lampade e con un modesto arsenale di munizioni: dell’olio in piccoli vasi. Loro, da sole contro il potere immenso delle tenebre. La storia si ripete: Mosé contro il faraone, Davide contro Golia, Gesù contro il suo popolo, ma anche Ulisse contro il mare, Dante contro l’Inferno, Lucia contro l’Innominato. È così la vita: la sfida contro l’impossibile. Tutta una questione di alleati. Vince non chi ha più armi, ma chi ha i giusti alleati: l’impossibile abbassa le armi davanti a Dio.

E poi ancora: tra le tante stranezze della parabola di domenica (lo sposo in ritardo, le vergini stolte e disorganizzate, il sonno generale, le sagge che rifiutano l’olio, l’impossibilità di trovare aperto un venditore d’olio nel cuore della notte, la porta delle nozze stranamente chiusa…), una mi provoca veramente tanto: perché portare l’olio di ricambio in tanti piccoli e scomodi vasetti? Proprio su questi piccoli vasetti con l’olio di scorta sta la differenza tra la saggezza e la stoltezza, tra chi abbraccia lo sposo col suo Regno e chi invece deve tornare indietro a cercarsi uno sposo più puntuale, a loro misura, anzi, a misura del loro sonno e dei loro progetti. Con quei vasetti le 5 vergini sagge raccontano allo Sposo che non importa quando, ma importa stare con lui a iniziare la festa. Raccontano anche che sono disposte a rabboccare più volte perché sanno che la lampada cede facilmente agli agguati della notte, del sonno e della disperazione. Sanno che ad ogni giorno basta la sua pena (Mt 6,34), che ad ogni mattina si chiede il pane quotidiano, che l’attimo presente è il tempo migliore che ti è dato di vivere. Sanno che per non perdersi l’arrivo dello Sposo lo devono incontrare già in quei dettagli dei preparativi. Come quando provi nel camerino l’abito per un matrimonio: ti immagini già dentro la cerimonia a fare festa con quell’abito. Ecco cosa sono quei piccoli vasetti d’olio: l’incontro quotidiano con lo Sposo diluito a sorsi nelle notti della vita.

Ecco come interpretava quell’olio sant’Agostino: «L’olio è il simbolo di qualcosa di grande, di molto importante. Non è forse la carità? Questa che vi faccio è una domanda, anziché un’affermazione precipitosa. Vi dirò perché mi pare che l’olio sia simbolo della carità. L’Apostolo dice: Io v’indico una via più sublime. Quale via più sublime addita? Se sapessi parlare le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come una campana che suona o un tamburo che rimbomba. Ecco la via più sublime, cioè la carità, che a giusto titolo è simboleggiata dall'olio. L’olio infatti rimane al di sopra di tutti i liquidi. Se si mette dell’acqua in un vaso e vi si versa sopra dell’olio, l’olio rimane alla superficie. Se ci metti olio e vi versi sopra acqua, l’olio rimane a galla. Se lo lasci al suo posto naturale l’olio sta sempre al di sopra; se tu volessi cambiare la sua posizione naturale tornerebbe sempre a galla. La carità non cadrà mai».



don Giammaria Canu


Malatheatre, Caravaggio, tableaux vivants (2006). Una compagnia teatrale napoletana riproduce le opere di Caravaggio facendo emergere i tableaux vivants dalle tenebre.

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