top of page

LA DOMENICA SULLE SPALLE DEI GIGANTI - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 22 Gennaio 2023.


Un Dio da salvare.


Il presepe, anche se ormai disfatto e inscatolato, in maniera assolutamente silenziosa ha regalato alle case un frammento di Dio, ma del Dio giusto: non quello forte, prepotente e capriccioso dell’Olimpo, ma quello mite, umile e gratuito, quello dell’Eucaristia e del Battesimo, quello crocifisso e apparso risorto, quello che converte Zaccheo e quello che accoglie in Paradiso il Buon Ladrone, quello capace di risollevarti e quello sempre in viaggio pronto a raggiungerti in qualsiasi regione della vita tu stia portando e scrivendo la sua storia. Lui ci vuole entrare nella tua storia. O meglio, «Lui è già la tua storia, ma aspetta che tu te ne accorga e lo accolga» (Gamberini).

In queste due settimane siamo rimasti affascinati da quel rude personaggio che è Giovanni Battista: un vero profeta con gli occhi sgranati sulla realtà e il cuore sempre sull’uscio della porta pronto ad aprire appena l’agnello di Dio avesse bussato. A uno come Lui non poteva scappare che la storia stava ormai scrivendo la sua pagina centrale: «vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”». Vedere Dio venire verso di me. Una precisissima definizione della nostra fede: cristianesimo è vedere Dio venirmi incontro! Vedere Dio ac-cadere, cadere, inciampare nella mia storia. «Vederlo venire (come ci è stato concesso a Natale) pellegrino dell’eternità, nella polvere dei nostri sentieri, sparpagliato per tutta la terra, rabdomante d’amore dentro l’accampamento umano, da dove non se ne andrà mai più» (Ronchi).

Nel vangelo di domenica Gesù parte dalla Galilea delle genti, cioè dalle carte mescolate, dalla terra di tutti gli uomini e di tutti gli déi padroni alla rinfusa di brandelli di umanità: quell’annuncio di Giovanni, “Ecco l’agnello di Dio” diventa in bocca di Gesù: “Ecco il regno dei cieli”. «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Ma a dar retta al vecchio dizionario di greco delle superiori il verbo dice in realtà che il Regno dei cieli “si è avvicinato”, oppure “è diventato a portata di mano”, oppure, addirittura, “è diventato tuo parente”! Bellissimo: il regno, cioè Dio stesso è diventato mio parente. Niente di diverso dal Natale: c’è un Dio da salvare con tutto il suo regno.

Una che aveva capito questa cosa proprio bene alla scuola della tragedia di Auschwitz era Etty Hillesum: un gigante del pensiero che si svincola dall’appiccicosa marmellata della crudeltà umana e rifiutando di provare odio per le carnefici guardie naziste scopre i miracoli del suo Dio e li vuole custodire come un regalo prezioso:

“Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso prometterti nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare in questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzetto di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Si, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento – invece di salvare te, mio Dio. E altre persone, che sono oramai ridotte a semplici ricettacoli di innumerevoli paure e amarezze, vogliono a tutti i costi salvare il proprio corpo. Dicono: me non mi prenderanno. Dimenticano che non si può essere nelle grinfie di nessuno se si è nelle tue braccia. Comincio a sentirmi un po’ più tranquilla, mio Dio, dopo questa conversazione con te. Discorrerò con te molto spesso, d’ora innanzi, e in questo modo ti impedirò di abbandonarmi. Con me vivrai anche tempi magri, mio Dio, tempi scarsamente alimentati dalla mia povera fiducia; ma credimi, io continuerò a lavorare per te e a esserti fedele e non ti caccerò via dal mio territorio.

Quella di Etty è la certezza che per quanto buia e tempestosa sia la notte, il sole sorgerà anche su chi lo rifiuta: «nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia» (Gibran). C’è un dato previo, un’affermazione (da ad-firmare, cioè rendere stabile, fermo, irremovibile), una semplice costatazione: c’è qualcosa prima di me e che era in attesa di me, in attesa del mio “si”. C’è un Regno che è arrivato nella mia vita prima che ci arrivassi io: Dio arriva sempre prima. Allora c’è solo da obbedire a questo Regno.


don Giammaria Canu




A. Rodin, La mano di Dio (1902).

Il Creatore è prima della creatura, ma aspetta il sì della creatura.

Post in evidenza
Post recenti