Un Messale che educa alla preghiera.
Riscoperta del dono della Liturgia nella vita della Chiesa.
Domenica 29 novembre p.v., Prima di Avvento, in tutte le parrocchie della diocesi inizieremo a celebrare l’Eucaristia con la nuova traduzione del Messale Romano in lingua italiana.
Sarà un gesto unitario, segno della comunione di intenti che ci guida, nel desiderio di entrare nel mistero pasquale, di attuarlo nella celebrazione e di tradurlo nella vita.
Qualcuno si accorgerà di alcune variazioni. Esse giungono al termine di un percorso durato oltre 17 anni. Un arco temporale in cui vescovi ed esperti hanno lavorato al miglioramento del testo sotto il profilo teologico, pastorale e stilistico.
L’accoglienza della III Edizione del Messale vuole richiamare l’attenzione di presbiteri e degli operatori pastorali, a promuovere e formare il nostro popolo “a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato (1 Pt 2,9; cfr 2,4-5), ha diritto e dovere in forza del battesimo” (Sacrosanctum Concilium, 14).
Nel riconsegnare il Messale, voglio invitare tutte le comunità a riscoprire nella Liturgia la “prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano” (Sacrosanctum concilium, 14). La partecipazione piena, consapevole, attiva e fruttuosa alla celebrazione dell’Eucaristia è garanzia per una formazione completa del modo di essere cristiano.
La Presentazione della Conferenza Episcopale italiana, che troviamo nelle prima pagine del nuovo Messale afferma che questa nuova edizione “è offerta al popolo di Dio in una stagione di approfondimento della riforma liturgica ispirata dal Concilio Vaticano II”.
Sempre nella Presentazione, citando Benedetto XVI, si propone un principio fondamentale: “la migliore catechesi sull’eucaristia è la stessa eucaristia ben celebrata” (Sacramentum caritatis, 187).
Lasciamoci plasmare dai gesti e dai “santi segni” della celebrazione, nutriamoci con la lectio dei testi del Messale. Ci esorta papa Francesco: «Sappiamo che non basta cambiare i libri liturgici per migliorare la qualità della Liturgia. Fare solo questo sarebbe un inganno. Perché la vita sia veramente una lode gradita a Dio, occorre infatti cambiare il cuore. A questa conversione è orientata la celebrazione cristiana, che è incontro di vita col “Dio dei viventi” (Mt 22,32)» (Ai partecipanti all’assemblea plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei sacramenti 14 febbraio 2019).
Perciò con un attento studio, sia individuale e comunitario, sarà opportuno che si valorizzino le diverse possibilità di scelta e di adattamento che offre il Messale. Infatti, spesso si lamenta una eccessiva staticità e rigidità del rito ma non si conoscono né si utilizzano le diverse possibilità che il Messale stesso contiene, indispensabile per una fruttuosa ed efficace partecipazione ai divini misteri della comunità.
Pertanto la pubblicazione della nuova edizione italiana del Messale Romano, compreso l’Orazionale, rappresenta un momento importante per la vita della Chiesa italiana, in quanto se da una parte stimola ad una maggiore consapevolezza del valore cardine della celebrazione eucaristica, dall’altra costituisce l’occasione per il rilancio della pastorale liturgica che non si esaurisce solo nel momento celebrativo ma nel contesto di una visione più ampia, ovvero nell’orizzonte di una pastorale che raccorda la celebrazione liturgica con l’evangelizzazione e con l’intera vita cristiana.
Nell’affidarvi questo nuovo e fondamentale Libro Liturgico chiedo che si preparino i fedeli a quei cambiamenti che riguardano gli interventi dell’assemblea liturgica nella Santa Messa, incluse le premesse teologiche e pastorali, magari usufruendo dei momenti prima o dopo le celebrazioni.
Che la Messa torni ad essere celebrazione del Mistero Pasquale fatta con sempre maggiore dignità, sobrietà tipica del rito romano ma non sciatteria, con attenzione anche alla cura e pulizia dei luoghi celebrativi, degli oggetti e degli abiti che nella semplicità devono tuttavia contribuire a dar lode a Colui che si fa presente sacramentalmente nel pane e nel vino divenendo per noi Suo Corpo e Suo Sangue.
A tutti auguro che l’utilizzo nelle nostre celebrazioni del nuovo Messale costituisca una felice occasione di approfondimento della centralità dell’azione liturgica: culmine e fonte della vita ecclesiale (cf. Sacrosanctum Concilium, 10).
+don Corrado