Lc 3,15-16.21-22
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Il cristiano sa di essere inserito in Cristo mediante il Battesimo; reso idoneo a lottare per Cristo mediante la Cresima; chiamato a operare nel mondo mediante la partecipazione alla funzione regale, profetica e sacerdotale di Cristo; reso una cosa sola con Cristo mediante l’Eucaristia, Sacramento dell’unità e dell’amore. Per questo, come Cristo, il cristiano deve vivere per gli altri uomini, guardando con amore ciascuno di coloro che lo circondano e l’umanità tutta. La fede ci porta a riconoscere Cristo come Dio, a vederlo come nostro Salvatore, a identificarci con Lui operando come Egli operò. Il Risorto, dopo aver sciolto tutti i dubbi dell’apostolo Tommaso mostrandogli le proprie piaghe, esclama: Beati quelli che pur non avendo visto, crederanno (Gv 20, 29). Qui – commenta san Gregorio Magno – si parla in modo particolare di noi che possediamo spiritualmente Colui che non abbiamo visto corporalmente. Si parla di noi, ma a condizione che le nostre azioni siano conformi alla nostra fede. Crede veramente solo colui che, nelle sue azioni, mette in pratica ciò che crede. Per questo, a proposito di coloro che della fede possiedono solo le parole, san Paolo dice: «Dicono di conoscere Dio, ma lo negano con le opere» (San José Maria Escrivá, È Gesù che passa, n. 106).
Suor Stella Maria psgm