Mt 22,15-21
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Così scrive sant’Agostino: “Rendete dunque ciò che avete offerto in voto, poiché siete voi stessi e voi vi rendete a Colui dal quale avete avuto l’esistenza; rendetegliela, ve ne scongiuro. Ciò che rendete, lungi dall’essere diminuito con la restituzione, sarà piuttosto conservato e accresciuto. Generoso, non povero è l’esattore e non cresce per i beni restituiti, ma fa crescere nell’intimo coloro che restituiscono. Ne consegue che ciò che a Lui non si restituisce, perisce, laddove ciò che si restituisce si accresce per chi restituisce, anzi il restitutore medesimo trova salvezza in Colui al quale restituisce. Sarà infatti la medesima cosa sia chi rende, sia ciò che si rende poiché un’unica cosa era ciò ch’era dovuto e il debitore. E difatti l’uomo, per essere beato, deve se stesso a Dio e deve restituirsi a Lui, dal quale ha ricevuto l’esistenza. Questo è il significato di ciò che dice il Signore nel Vangelo: Restituite a Cesare ciò ch’è di Cesare e a Dio ciò ch’è di Dio 9. Questo egli disse allorché, essendogli stata mostrata una moneta e avendo egli chiesto di chi recasse l’effigie, gli fu risposto: ” di Cesare “, affinché da ciò capissero che Iddio esigeva dall’uomo l’immagine propria nell’uomo stesso, come Cesare la esigeva nella moneta. Quanto più dunque dobbiamo rendere al Signore tale immagine quando è stata promessa, dato che gli sarebbe dovuta anche se non fosse stata promessa?” (Sant’Agostino, Lettera 127, Chi restituisce a Dio si arricchisce).
Suor Stella Maria, psgm