DICEVANO I PADRI – a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 29 Ottobre 2023.

l futuro è nelle mani di chi ama.

 

Gesù aveva appena tappato la bocca ai saccenti, superbi e irriducibili sadducei offrendo una potente catechesi sul Dio della vita eterna, decisamente più affascinante e più biblico (cioè l’unico vero) del Dio sadduceo della felicità esclusivamente terrena. A loro conveniva un Dio delle cose terrene perché socialmente, economicamente e religiosamente erano a posto, o almeno credevano di esserlo. Gesù, invece, cerca di far sgranare gli occhi sulla vita vera, quella eterna con Dio, quella dei risorti, quella dei trasfigurati.

Adesso, nel Vangelo di domenica prossima, la figuraccia con Gesù tocca ai farisei. Questi mandano in avanscoperta un Dottore della legge, il loro cavallo migliore, a chiedere al Maestro venuto dalla periferia della Terra Santa quale fosse nella Legge il grande comandamento, quello dentro il quale potevano starci tutti le altre 613 mitzvot (precetti).

La risposta di Gesù, ancora una volta, lascia di stucco: il comandamento grande, contenitore di tutti i comandamenti, è il verbo più bello coniugato (anche nel senso di “sposato”) al futuro. Se tu metti insieme la cosa migliore che un uomo possa fare e il tempo che Dio gli mette a disposizione, tracci la linea e l’operazione più bella del mondo è fatta: «amerai». Obbedisci a questo e potrai appenderci tutti gli altri comandamenti; anzi, potrai allargare i 613 precetti moltiplicandoli per 7; anzi, per 70 volte 7; anzi, per 70 volte 7 al giorno. Il comandamento diventa: respira d’amore per il resto della vita. Tutto ciò che non è amore caccialo via dal tuo cuore, dalla tua anima e dalla mente. Riempi cuore, anima e mente dell’unico investimento capace di farti felice. Lasciati amare e ama Dio (che a Teresa d’Avila disse: «Teresa, per un tuo “ti amo” rifarei da capo l’universo”»), il prossimo (che è il tuo sacramento più quotidiano, più vicino e perciò più difficile) e te stesso (che scontato non è, soprattutto se ti lasci schiavizzare da egoismi, pigrizie e superbie varie).

Siamo tutti alle dipendenze dell’amore. Tutto l’universo obbedisce all’amore, cantava Battiato. Per niente blasfemo affermare che Dio stesso obbedisce all’amore, anche perché «Dio è amore» e obbedisce alla legge che è Lui stesso. È il più dolce dei padroni, il più soave dei gioghi, il più leggero dei precetti.

Insomma: alla domanda “cosa c’è da fare di urgente su questa terra”, Gesù risponde: “ama!” Il resto viene dal maligno.

Lascio la parola ad Agostino, Dottore dell’amore gratuito (doctor gratiae). In un celebre commento alla prima Lettera di san Giovanni, confessa di aver trovato il precetto più sintetico e più breve cui l’uomo non può rinunciare ad obbedire: dilige, et quod vis fac, «ama e fa’ ciò che vuoi», da tradurre meglio come: «ama e fa’ il bene che vuoi».

«Molte cose infatti possono avvenire che hanno una apparenza buona ma non procedono dalla radice della carità: anche le spine hanno i fiori; alcune cose sembrano aspre e dure; ma si fanno, per instaurare una disciplina, sotto il comando della carità. Una volta per tutte, dunque, ti viene imposto un breve precetto: ama e fa’ ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene».

 
 

don Giammaria Canu

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