10 novembre 2024
Una maestra senza parole.
Ancora un incontro, mentre ci avviamo alla conclusione dell’anno liturgico. Ma questa volta un “incontro a distanza”; si parla del suo insegnamento (didaché, in greco, da cui “didattica”…), ma questa volta Gesù non in-segna. Sa si lascia segnare anche lui e vuole lasciare un segno forte, più potente di quello che apparentemente sembra.
Siamo nel Tempio e, dopo aver elogiato lo scriba “non lontano dal Regno di Dio”, Gesù tuona contro gli scribi: sono gli intellettuali del Tempio e del tempo, gli interpreti ufficiali della Torah, giudici nei tribunali, estensori dei documenti ufficiali. «Guardatevi dagli scribi!». Ancora l’attenzione sugli occhi: usateli bene, sono preziosi. Servono anche a inquadrare cosa non va. Per esempio, degli scribi non va la loro strategia di vita: amano (“desiderano”, letteralmente) accumulare consensi, applausi, lustro, ma poi divorano le case delle vedove – cioè accumulano per sottrarre a chi la vita ha già sottratto abbastanza – e la loro preghiera è un accumulo di ipocrisia, di parole vuote e di tempo perso. Tutto per “farsi vedere”, attirare i riflettori.
E invece no. Gesù è un maestro dello sguardo e ormai i suoi occhi sono diventati finissimi e penetranti fino a distogliere lo sguardo dalla grettezza del cuore degli scribi e mirare verso un gesto discreto, ma assoluto, dall’enorme estensione, carico e debordante di vita come quello dell’offerta di una vedova.
Gesù si siede. Questa volta non è per insegnare, ma per fare da scolaretto e imparare. Alla cattedra non c’erano gli scribi dalle lunghe vesti cache misères (dal francese: utili a nascondere le meschinerie) ma una maestra silenziosa, volto serio e aria rassegnata, le parole incastrate nella gola infiammata dai singhiozzi e pianti, le mani tese verso il tesoro (cassettone delle offerte) del Tempio a lasciar scivolare due misere monete e il pensiero strabico: rivolto a Dio e alla sua storia, da una parte il Dio del futuro e dall’altra le ferite del suo passato, da una parte l’unico Tesoro e dall’altra la miseria delle sue giornate.
Ecco cosa acchiappa lo sguardo di Dio in mezzo al putiferio del Tempio: «In una notte nera, una formica nera, su una pietra nera: Dio la vede, la punta e la ama» (proverbio arabo). In quel frastuono, le orecchie di Dio ascoltano la sinfonia di quelle monetine, voce e preghiera di una maestra senza parole, senza nome, senza famiglia e rimasta ormai senza soldi per vivere: «ha gettato tutto quanto aveva per vivere». Ecco il segno potente: «un atto totale, una scheggia di Dio sul mondo» (Ermes Ronchi) e davanti agli atti totali Dio si ferma a contemplare compiaciuto le sue creature, immagine e somiglianza di Lui: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16).
Sapete qual è la più grande ricchezza della vedova? Aver imparato che la vita ha un solo Padrone, e che finalmente quel Padrone è un Padre che non divora le case delle vedove, ma le riempie di vita. E la seconda ricchezza? Aver avuto quel giorno, in quel brevissimo gesto-lezione e a sua insaputa, tanti alunni quanti sono i lettori di quella pagina di Vangelo (noi compresi), e tra gli alunni aver avuto Gesù che dopo un paio di pagine dirà: «questo è il mio corpo offerto per voi» (Mc 14,22).
Lezione conclusa: conta la vita, il cuore e la fede che metti nei gesti, non l’accumulo di gesti, pratiche e parole.
Buona domenica.
don Giammaria Canu
Contempla: A. Rodin, La mano di Dio (1902). La creazione non è conclusa. Dio non smette di tirar fuori schegge di divinità nascoste nei dettagli e nelle pieghe/piaghe della vita umana, strappandole dal freddo e rigido blocco di prigionie umane, come quelle degli scribi.
Ascolta: L. Daigle, Losing my religion

I’m losing my religion in finding something new, cause i need something different, and different looks like you (Sto perdendo la mia religione, trovando qualcosa di nuovo. Perché ho bisogno di qualcosa di diverso e qualcosa di diverso sembri proprio Tu)
Chiediti: Qual è il dettaglio della mia vita che sto trascurando, non sto ascoltando, ma che mi può parlare di Dio? Faccio l’elenco delle persone che mi hanno aiutato a donarmi, ad amare, a vivere felice. Ringrazio per ciascuna di esse