DOMENICA IN PAROLE, NOTE E COLORI – a cura di don Giammaria Canu

J. KOUNELLIS, Senza titolo (1969)

La madre della Pasqua è sempre incinta.

Si intravvede la “fine” dell’anno liturgico e a braccetto con lei passeggia suo marito, il “fine” dell’anno liturgico. La fine e il fine di tutto convergono e coincidono in una certezza: che finché esiste un uomo sulla terra, ci sarà un Dio che lo ama e, proprio per questo, finché ci sarà morte, ci sarà anche la risurrezione. La madre della Pasqua è sempre incinta e non smetterà di partorire «fino a che non avrà rovesciato la pietra dell’ultima tomba»(Ronchi). Allora abbiamo proprio ragione a ribellarci contro la morte. È veritiero, non mente, non imbroglia il nostro desiderio di non smettere di vivere e di rincorrere il bene. Bisogna obbedire al cuore che grida ad ogni amato: tu non morirai, firmato Dio.

Come sempre Gesù mette in guarda dal non sbagliare Dio («se ti sbagli su Dio poi ti sbagli su tutto, sul mondo, sulla storia, sul bene e sul male, su te stesso…», Turoldo). Nel Vangelo di domenica Gesù parla di un Dio a immagine e somiglianza della nostra primavera, sempre gravido di Pasque, Signore del futuro, di ogni futuro umano: non ci può essere futuro senza un Dio che lo renda disponibile e a nostra portata.

Davanti alla fine del mondo, Dio risponde col fine del mondo, con la traiettoria della creazione, con la freccia scagliata dal Creatore: il bene. E in questo rotolare del mondo verso l’abbraccio di Dio, benvengano i terremoti, tribolazioni e sconvolgimenti, se servono a scuotere e svegliare dalla presunzione di aver azzeccato tutto, di potercela fare da soli, di avere soluzioni magiche che risolvono tutto, che cuciscono ferite, che fanno imboccare scorciatoie per la felicità. No: nessuno sconto per nessuno, neanche per il Figlio dell’uomo (Gesù) che «per venire sulle nubi con grande potenza e gloria» dovrà passare per la via crucis, la via più affollata di uomini.

Se non ci credete, guardate l’albero di fico, guardate la creazione come se fosse un albero di fico: è l’ultimo fra gli alberi a mettere le foglie in primavera. Quando queste cominciano a spuntare, il contadino sente che si sta avvicinando l’estate e gioisce pensando agli abbondanti raccolti. E allora la linfa che nel fico ha proprio il colore del latte, il colore della cura e del caldo materno riempie e gonfia i canali fino a nutrire le gemme e farle esplodere nel frutto gustoso e ricco di nutrienti. Ecco l’opera di Dio: moltiplicare la Pasqua, le primavere, le rinascite anche dove l’inverno sembra aver procurato il crollo degli astri (dis-astri), il crollo delle certezze e del desiderio di de-siderare (ricerca di nuove stelle).

Così, l’apocalittica – questo genere letterario che Gesù usa di fronte al Tempio di Gerusalemme per dire che anche le più grandi certezze sono destinate a crollare – regala all’uomo l’opportunità di rimanere agganciato al Dio del futuro che è sempre all’opera, in perenne creazione e sempre pronto ad insegnarti la strada per realizzare il meglio che la tua vita può esprimere. Crolla tutto, ma non Lui. E così permette di non smettere di sognare, di pregare, di desiderare il bene eterno.

E infine, l’apo-calittica, che vuol dire «togliere il velo», oppure meglio «strappare dal nascondimento», è anche il motivo per cui il creato è così fragile, ma così bello, così facile da distruggere, ma così prezioso da custodire. Possono crollare le stelle, spegnersi il sole, scioperare la luna, ma la vera s-coperta (apo-calisse) è che c’è qualcuno che governa e reinventa tutte le cose, ricalcola il percorso e risponde all’uomo affaticato, sconsolato e depresso: fidati che ogni catastrofe è la gemma di una nuova rinascita… ma non lo farò senza il tuo consenso, senza la tua fede, senza il tuo amore. «Chi ti ha creato senza di te non ti salverà senza di te» (sant’Agostino).

 

 

Contempla: J. Kounellis, Senza titolo (1969). Lastra di ferro e uovo. La morte che minaccia la vita, eppure la vita che sempre trova linfa per risorgere. La Pasqua più forte della rigida morte. È il contrasto eterno affidato alle mani di Dio: ferro-uovo, verticale-ovale, freddo-caldo, morbido-duro, vita-morte.

Ascolta: G. Gaber, Cerco un gesto naturale

Cerco un gesto un gesto naturale/ per essere sicuro che questo corpo è mio./ Cerco un gesto un gesto naturale/ intero come il nostro io.

E invece non so niente sono a pezzi non so più chi sono/ capisco solo che continuamente io mi condiziono/ devi essere come un uomo come un santo come un dio/ per me ci sono sempre i come e non ci sono io.

 

Chiediti: provo a ritagliare un tempo della giornata per stare solo con Dio e sentire quanto è prezioso sapere che Lui tiene tra le mani il mio futuro e se ne prende cura già adesso. So fidarmi di Lui?

condividi su