DOMENICA IN PAROLE, NOTE E COLORI – a cura di don Giammaria Canu

STATUETTE LIGNEE RAFFIGURANTI ANIME DEL PURGATORIO AVVOLTE DALLE FIAMME (MUSEO DIOCESANO DI ARTE SACRA DI OZIERI)

Con un piede nel futuro.

Così inizia questo nuovo anno liturgico in compagnia dell’evangelista Luca: Gesù ci prende per mano e ci trascina verso la finestra per dare un’occhiata fuori. Il tempo di Avvento serve per dare uno sguardo fuori. Fuori dalle solite cose piccole, meschine e piccine. Fuori dai miei: “tanto lo so come va a finire”, oppure: “ce la devo fare da solo”, oppure: “io speriamo me la cavo” (film con Paolo Villaggio). Non è seria la vita se stiamo dentro a morire asfissiati di onfalonite (sindrome di chi passa le giornate curvo a contemplare il proprio ombelico, in greco omphalòs). C’è tutto un mondo che ruota, lavora, nasce, cresce e muore per me. Ma se non mi lascio guidare da Gesù a guardare fuori dalla finestra, rischio di perdermi lo spettacolo di un Dio che architetta l’universo per raccontarmi il suo amore e giurarmi che la mia vita è vicina alla libertà: “risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.

C’è un sogno che Dio ha per noi e ha a che fare col mio futuro. Serve affacciarsi e vedere che “tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi le doglie del parto” (Rm 8,22), anche il sole, la luna e le stelle si vedono contorcersi pronti a partorire sempre qualcosa di nuovo: un giorno nuovo, nuovo buio e nuovi desideri da vivere con saggezza, da non sprecare. Si intravvede il futuro e si intravvede neutro: chiede a me di dargli un segno, positivo o negativo, oppure lasciarlo neutro e quindi perderlo, lasciarlo crollare. C’è qualcosa di urgente da fare: restare svegli e pregare, perché il futuro è già qui e non ce ne sarà un altro. Questo è già il migliore futuro che Dio potesse darmi, il migliore dei mondi possibili che io potessi abitare, la migliore delle vite che io potessi vivere. Non c’è un altro io che devo aspettarmi: è tutto già qui, e con questo mio “io” Dio mi attende

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Contempla: STATUETTE LIGNEE RAFFIGURANTI ANIME DEL PURGATORIO AVVOLTE DALLE FIAMME (MUSEO DIOCESANO DI ARTE SACRA DI OZIERI). Entrambe presentano una certa contiguità formale e stilistica resa evidente nelle fiamme che li fagocitano, ma si differenziano per la postura del corpo (la femminile slanciata e la giovanile più rassegnata) e sono caratterizzate nelle singole espressioni del volto, la donna implorante e il ragazzo più contemplativo. Forse è la contemplazione del futuro che già si pregusta a rendere capace il ragazzo di lasciarsi ferire dalla bellezza.

La bellezza apre il cuore dell’uomo alla nostalgia di Dio, al desiderio di contemplare il volto di Dio. “State attenti a voi stessi…”, quell’uomo che tanto era stato amato, dalle folle e, cento volte di più, dai suoi discepoli, che non sapevano né desideravano staccarsi da Lui, diceva cose d’incredibile saggezza, faceva rivivere le Scritture, addirittura faceva miracoli, guariva… ma diceva anche cose che non si capivano bene, e adesso c’è paura e sconforto per quelli che l’hanno seguito. Un sovrappiù di angoscia? No, ma lo svelarsi di quelle cose che non si capivano bene: bruciano come fiamme che sembrano inghiottirmi, ma mi slanciano verso la vera bellezza da contemplare: la liberazione è vicina per chi alza lo sguardo.

E alzando lo sguardo si scopre che c’era lo sguardo di Dio già indirizzato verso un tu. Quel tu che sono io. Io nella sua mente sin dal principio anche se non ancora creato. Un io guardato con stupore, attenzione, serietà̀. Uno sguardo intelligente, creativo, mite, già̀ pronto a ciò̀ che lo attende, ma non per questo scoraggiato o disincantato o avvilito. Uno sguardo che ha creato la vita intorno all’uomo, nell’uomo. Uno sguardo generativo, pronto ad amare a qualunque prezzo, semplicemente e definitivamente, senza condizioni, senza limiti, per sempre.

Quanti avranno visto quello sguardo nell’incontro con il Figlio? Quanti saranno stati riconosciuti e attirati da quello stesso sguardo in Gesù? In questo sguardo che si ferma a contemplare come tutto sia stato portato a compimento, c’è lo spazio e la bellezza della relazione, il sostare di Dio rivolto all’uomo e alla donna che dall’inizio sono il suo bene più grande, il suo desiderio insaziabile. Io cammino sentendomi sotto lo sguardo di Dio? dove guardo, chi guardo nel correre dei miei giorni? ma soprattutto il mio sguardo vede l’Altro e lo riconosce nell’altro?

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Ascolta: D.Modugno, Meraviglioso

Meraviglioso/ Ma come non ti accorgi/ Di quanto il mondo sia

Meraviglioso/ Meraviglioso/ Perfino il tuo dolore/ Potrà apparire poi/ Meraviglioso

Ma guarda intorno a te/ Che doni ti hanno fatto/ Ti hanno inventato/ Il mare/ Tu dici non ho niente/ Ti sembra niente il sole/ La vita/ L’amore/ Meraviglioso/ Il bene di una donna/ Che ama solo te/ Meraviglioso/ La luce di un mattino/ L’abbraccio di un amico/ Il viso di un bambino/ Meraviglioso

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Chiediti: che futuro sto aspettando per la mia vita e per la vita delle persone che mi sono affidate? Cosa c’odi meraviglioso che sta accadendo e che non riesce ad emergere perché sommerso da paure, rancori, pigrizia e gelosie?

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