Messaggio per l’Avvento in attesa del Giubileo

Avvento: sicura attesa di Qualcuno.

Tutta la vita è un’attesa. Il presente non basta a nessuno. L’uomo è sempre proiettato nel desiderio di qualcosa che ancora gli manca e che, ritiene, lo renderà finalmente felice. Ma il più delle volte egli attende invano. Per il cristiano non è così! Il discepolo di Gesù può rendere conto della grande speranza che ha in sé, perché non sta aspettando qualcosa, ma Qualcuno, che è già storicamente venuto e che ancora sicuramente verrà.

La prima venuta nella carne di Gesù di Nazareth ha riempito l’attesa dei “poveri di Iahvè”; la seconda venuta nella gloria del Signore della storia colmerà l’attesa della Chiesa di Dio.

Se la presenza di Gesù ha riempito la nostra terra, tuttavia questa presenza non è ancora piena. Cristo continua a venire dentro i segni del nostro mondo non ancora compreso, portando luce e speranza in mezzo alle tenebre. Egli si fa presente nei volti di chi soffre, nel silenzio dei cuori che cercano la pace, e nei gesti di amore che sfidano l’indifferenza. La sua presenza, a volte nascosta, invita ciascuno a riconoscerla nei momenti più quotidiani, rivelando un amore che trasforma e redime.

I primi cristiani accompagnavano questa attesa con la preghiera: “Vieni, Signore Gesù”. Ed è curioso pensare che, a pregare così, fossero proprio quelli per i quali il Signore era appena venuto. Pregavano così perché avevano capito che l’avvento del Signore non è mistero che si è compiuto soltanto con il suo Natale, ma è mistero che si compirà perennemente fino al termine del mondo, quando il Signore in maniera definitiva concluderà la vittoria del Regno.

Questo animo di speranza, questa certezza che il Signore deve venire, è sostanza della nostra fede.

Non siamo giunti a questo momento dell’Avvento 2024 per commemorare un avvenimento passato, ma per prepararlo, per desiderarlo, per attenderlo con cuore aperto. E bisogna che la nostra vita diventi così, proprio con questo senso dell’attesa. Qui stanno anche le ragioni dell’ottimismo cristiano, inteso bene, di cui noi abbiamo il dovere e la responsabilità.

Ciò che è stato esposto si presenta come contenuto per il vicinissimo Giubileo: con il suo invito alla speranza, siamo chiamati a scendere nelle profondità della nostra anima e della nostra storia, per riscoprire quella speranza che, pur nascosta, non è mai perduta. Essere pellegrini nel Giubileo ci esorta ad affrontare le sfide quotidiane con la consapevolezza che è proprio in esse che possiamo scoprire la vicinanza di Dio.

Noi che abbiamo la fede dobbiamo smettere di fare inventari e bilanci delle nostre sconfitte, delle catastrofi e delle crisi: a cosa servono questi bilanci? Noi viviamo nel tempo di Cristo che viene, e quindi viviamo con chi continua a sperare e a invocare: “Vieni, Signore Gesù”. Sappiamo che il nostro compito è aspettare che il Signore venga, credere che il Signore viene. Perché non si può aspettare senza credere.

E a me sembra che, se c’è un tempo in cui l’Avvento dovrebbe diventare una grazia privilegiata per il cristiano, è proprio il nostro tempo. Se noi crediamo, tutto cambia, tutto acquista un nuovo significato. Si fa evidente la vanità di molte cose, mentre si manifesta con forza la vittoria di Uno solo: il Signore.

Ecco, dunque, suggerimenti per meditare e spunti di approfondimento. Come vorrei che l’attesa dei primi cristiani, che pregavano: “Vieni, Signore Gesù”, rivivesse nei nostri cuori! Come desidero che anche le nostre anime possano vibrare di questo desiderio profondo, e trovare in esso un impulso per la fedeltà e la generosità. Come vorrei che anche noi, come loro, potessimo avere quella serena pazienza nell’attendere il Signore giorno dopo giorno. I cristiani hanno sempre avuto una missione nel mondo: essere la speranza, essere, cioè, l’avvenire.

 

+ don Corrado

Messsaggio Avvento 2024

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