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DICEVANO I PADRI - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 21 gennaio 2024.


Vangelo in 4k.


L’anno è ormai ripreso col tuffo nel tempo ordinario e anche questa domenica è come un lunedì per il nuovo anno: «dalla distanza tra il lunedì e la gioia dipende il nostro livello di felicità: se la vita ordinaria è una condanna, il lunedì è il peggior nemico» (D’Avenia). Ci sono nel Vangelo che ascolteremo le prime parole, quelle che san Marco fa uscire per prime dalla bocca di Gesù incidendole nel lunedì del suo Vangelo: «il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». È l’annuncio della gioia a condire questo lunedì marciano. Come a dire: «cari amici, devo darvi una buona notizia: il tempo è incinto, la storia sta per partorire fecondata dal Regno di Dio e non c’è da stare tranquilli!». E di che tempo si tratta? Il tempo dell’arresto di Giovanni Battista. In realtà, più che dell’arresto, si parla dell’“acciuffamento” e della “consegna” di Giovanni Battista. C’è qualcuno che consegna e qualcun altro che si lascia afferrare. Come a prefigurare (dicevano i Padri) lo stesso “consegnarsi” di Gesù alla storia che ne farà nello stesso segno della croce il più grande impostore maledetto da Dio e il più grande tra i Figli dell’uomo, Salvatore e Signore della storia. «Dobbiamo fare la nostra scelta. O quest’uomo era, ed è, il Figlio di Dio; o altrimenti era un folle. Possiamo rinchiuderlo come pazzo, possiamo coprirlo di sputi e ucciderlo come demonio; o possiamo cadere ai Suoi piedi e chiamarLo Signore e Dio. Ma non ce ne usciamo con condiscendenti assurdità sul Suo essere solo un grande maestro umano» (Lewis).

Marco, in tutto il suo Vangelo che leggeremo quest’anno, ci vuole prendere per mano, per assistere ad alta definizione allo spettacolo teodrammatico (così definisce la storia il grande teologo von Balthasar) della vita del Dio incarnato. E tenendo per buona la metafora dell’alta definizione, per poter guardar bene la vita del Rabbì di Nazareth, occorre uno schermo in 4K. Ed eccole qui le 4 “k” utili a leggere bene il Vangelo:

Prima di tutto, la “k” di Kairós. È quello che dicevamo prima: il tempo che risucchia gli altri tempi e gli spazi, il tempo in cui tutto si ferma per concentrarsi in uno spazio (la Galilea), in una persona (Gesù) e in un racconto (il Vangelo). Il kairós è il tempo del germoglio di qualcosa di grande, il tempo “op-portuno” per attraccare al “porto” giusto. Il tempo che non ha tempo da perdere, ma il tempo da acchiappare al volo. È significativo che nell’Olimpo greco il dio Kairós sia calvo con un ciuffo davanti, pronto ad essere “acciuffato”! Ed è Dio che riempie un tempo qualunque (in greco chrónos) di possibilità immense e decisive trasformandolo in kairós: «il tempo si è fatto pieno».

Kénosis, poi. La seconda “k”. Vuol dire svuotamento, abbassamento, umiliazione. Proprio come un pancione gravido che si svuota. È lo svuotamento di Dio che riversa il suo Regno sulla terra: «il Regno di Dio si è fatto imminente, vicino, già operativo nella storia degli uomini, tangibile, “parlabile”, ascoltabile, visibile, vivo della stessa nostra vita. Il Regno di Dio che si abbassa al regno degli uomini per chiedere la mano come uno sposo che corteggia la sua sposa. E attende con trepidazione la risposta dell’uomo. Dio, il gran Re del cosmo, che si “umilia” ad attendere la sua creatura. Serve una risposta urgente e gioiosa: Dio mi propone una vocazione altissima e non aspetta altro che io acchiappi la sua mano e dica felice il mio “si” nuziale.

Kérygma. L’annuncio: «Gesù andava (camminava e inaugurava sempre nuovi inizi) annunciando, proclamando, predicando il Vangelo di Dio, il Vangelo che è Dio stesso». Che altra bella notizia c’è da aspettarsi nella vita se non quella del Vangelo: sei un essere per la morte (Heidegger), perché Gesù è morto ed è risorto e vuole portare anche te nella sua Pasqua eterna. Gesù non è come gli altri profeti che raccontavano le cose di Dio: Gesù è Lui stesso il vero racconto di ciò che desidera Dio, la vera Parola definitiva di Dio, il Vangelo è Lui, non una favola, ma una persona incontrabile. Non c’è altra buona notizia per l’uomo ingannato dal peccato, dalla morte e dal male. Proprio nel cuore delle tenebre, Dio ha preparato l’alba della vita eterna e risorta. Questo dovrebbe essere il centro di ogni catechesi e di ogni nostra liturgia, di ogni nostra preghiera, il vero segreto da confidare ad ogni uomo.

E infine la Koinonía. «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». Non ci si pesca né ci si salva da soli! Si è tutti in questa terra per diventare pescatori di umanità e costruire la vera koinonìa, la vera comunione. Il sogno di Dio è questo: una immensa koinonía di peccatori diventati pescatori di umanità. È assurdo solo pensare che proprio dei grezzi pe(s)ccatori diventino i salvatori, «ma il Signore credette opportuno servirsi delle persone più rudi e più comuni come ministri del suo disegno, al fine di mostrare che questa è opera della grazia divina» (diceva il grande Padre Eusebio di Cesarea commentando questa pagina).




don Giammaria Canu



V. VAN GOGH, Girasoli (1888). Il Vangelo del giallo, della vita, del continuo lasciarsi trasformare e convertire dalla luce. Il girasole per van Gogh era il fiore della speranza notturna: a ogni alba si mette alla ricerca della luce.

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