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LA DOMENICA SULLE SPALLE DEI GIGANTI - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 12 Marzo 2023.


La forza di Cristo crea, la debolezza ricrea.


Accantoniamo il Vangelo di Matteo per queste prossime settimane e affidiamoci a Giovanni che «come un aquila vola più in alto di tutti, elevandosi al di sopra della caligine della terra, fino a fissare fermamente gli occhi nella luce della verità». Così è descritto Giovanni da un gigante; di più, il più gigante; di più, il gigante più affidabile che possiamo esporre tra i campioni della nostra fede cristiana: Agostino d’Ippona. Taccio la mia penna e propongo di gustare cosa pensa Agostino dei simboli (“misteri” li chiama lui) nascosti e rivelati nel profondissimo incontro tra Gesù e la donna Samaritana:

«Gesù al pozzo di Giacobbe. Incominciano i misteri. Non per nulla si stanca Gesù, non per nulla si stanca la forza di Dio. Ci troviamo di fronte a un Gesù forte e di fronte a un Gesù debole. La forza di Cristo ci ha creati, la sua debolezza ci ha ricreati. Ci ha creati con la sua forza, è venuto a cercarci con la sua debolezza. È stato letto che il Signore Gesù parlava con una donna samaritana presso il pozzo di Giacobbe. In quella occasione egli espose grandi misteri e preannunziò cose sublimi. L’anima che ha fame trova qui di che pascersi, l’anima affaticata trova di che ristorarsi.

Era necessario che Gesù passasse attraverso la Samaria. Giunge, dunque, in una città della Samaria chiamata Sichar, vicino al podere che Giacobbe diede a suo figlio Giuseppe. Lì c’era il pozzo di Giacobbe (Gv 4, 4-6). Gesù, dunque, stanco per il viaggio, stava così a sedere sul pozzo. Era circa l’ora sesta (Gv 4, 6). Cominciano i misteri. Non per nulla, infatti, Gesù si stanca; non per nulla si stanca la forza di Dio; non per nulla si stanca colui che, quando siamo affaticati, ci ristora, quando è lontano ci abbattiamo, quando è vicino ci sentiamo sostenuti. Comunque Gesù è stanco, stanco del viaggio, e si mette a sedere; si mette a sedere sul pozzo, ed è l’ora sesta quando, stanco, si mette a sedere. Tutto ciò vuol suggerirci qualcosa, vuol rivelarci qualcosa; richiama la nostra attenzione, c’invita a bussare. Ci apra, a noi e a voi, quello stesso che si è degnato esortarci dicendo: Bussate e vi sarà aperto (Mt 7, 7). È per te che Gesù si è stancato nel viaggio. Vediamo Gesù pieno di forza, e lo vediamo debole; è forte e debole: forte perché in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; questo era in principio presso Dio. Vuoi vedere com’è forte il Figlio di Dio? Tutto fu fatto per mezzo di lui, e niente fu fatto senza di lui; e tutto senza fatica. Chi, dunque, è più forte di lui che ha fatto tutte le cose senza fatica? Vuoi vedere ora la sua debolezza? Il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi (Gv 1, 1 3 14). La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha ricreato. La forza di Cristo ha chiamato all’esistenza ciò che non era, la debolezza di Cristo ha impedito che si perdesse ciò che esisteva. Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza è venuto a cercarci.

È con la sua debolezza che egli nutre i deboli. Così era Gesù, debole e stanco per il cammino. Il suo cammino è la carne che per noi ha assunto. Gesù è debole nella carne, ma tu non devi essere debole; dalla debolezza di lui devi attingere la forza, perché la debolezza di Dio è più forte degli uomini (1 Cor 1, 25).

[…] Arriva una donna e Gesù le dice: Dammi da bere. In realtà, colui che chiedeva da bere, aveva sete della fede di quella donna. Ascolta, adesso, chi è colui che chiede da bere. Gesù rispose: Se conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice “dammi da bere”, l’avresti pregato tu, ed egli ti avrebbe dato un’acqua viva (Gv 4, 10). Chiede da bere, e promette da bere. È bisognoso come uno che aspetta di ricevere, ed è nell’abbondanza come uno che è in grado di saziare. Finora la tiene sulla corda. Aqua viva per lei è l’acqua del pozzo, mentre per Gesù, l’acqua viva è solo la sorgente. Tu mi vuoi dare acqua viva, ma io possiedo la brocca con cui attingere, mentre tu no. Qui c’è l’acqua viva, ma tu come fai a darmela? Pur intendendo un’altra cosa e ragionando secondo la carne, tuttavia bussava alla porta, in attesa che il Maestro aprisse ciò ch’era chiuso. Bussava più per curiosità che per amore della verità. Era ancora da compiangere, non ancora in condizione d’essere illuminata…». Questo solo un assaggio, ma il resto del testo lo si trova sul sito augustinus.it (commento al Vangelo di san Giovanni, omelia 15).



don Giammaria Canu


Affresco della cattedrale Panagia Ekatontapyliani (ovvero: 100 porte) in Paroikia sull’isola di Paros (IV secolo). L’episodio della Samaritana rappresenta uno dei più antichi simboli battesimali. La donna di Samaria, eretica per gli ebrei, incontra Gesù al pozzo, luogo dell’amore e simbolo di unione sponsale. Lo Sposo Cristo incontra l’umanità Chiesa, immersa nell’oscurità del peccato e le offre la luce della sua «ora», cioè della sua croce. Il riferimento alla passione è, infatti, implicitamente contenuto nella menzione del mezzogiorno, ora nella quale il Salvatore affisso sulla croce dirà: «Ho sete». Qui al pozzo di Giacobbe, secondo i padri della Chiesa, Cristo ebbe sete della fede della Samaritana, ovvero dell’Umanità-Sposa. In questo affresco, il battistero, che nei secoli ha assunto varie forme, ha qui, la forma della croce. La vasca della purificazione e della sepoltura con Cristo si carica del simbolo veterotestamentario dei quattro fiumi che, uscendo dal centro del Giardino (dall’Eden) santificano la terra. I quattro fiumi, sigillati nell’Eden dopo il peccato di Adamo ed Eva, ricompaiono sulla croce significati nelle piaghe del Salvatore.

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