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LA DOMENICA SULLE SPALLE DEI GIGANTI - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 19 Marzo 2023.


Vedere come vede l’Invisibile.


«Passando vide un uomo cieco dalla nascita». È il capovolgimento di molte nostre presuntuose geografie dell’uomo e di Dio: Dio fermo e l’uomo in cammino Deus firmus et homo viator. E invece no: già dalla scorsa settimana, Deus viator et homo (in)firmus. La Samaritana come il cieco nato: entrambi attratti da una profondità buia, quella del pozzo e quella della cecità (domenica prossima ci raggiungerà il buio della tomba di Lazzaro). E la profondità è il salotto di Dio, o meglio: è il salotto dove Dio si intrattiene con me a parlare tamquam amicus: «Con questa rivelazione, infatti, Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (tamquam amicos) e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé!».

Nel testo del cieco nato Giovanni cucce un’intelligentissima trama attraverso la principessa delle sue metafore, quella della luce, parente stretta con la metafora dell’acqua viva (della Samaritana) per il potente significato battesimale nascosto nel pozzo e nella piscina di Siloe. La storia è quella di un uomo nato cieco, cioè maledetto fin dalla nascita e condannato all’ergastolo: un non vedente e un invisibile, inguardabile e intoccabile (soprattutto nel giorno di sabato, dove si fa solo ed esclusivamente rendimento di grazie per le benedizioni di Dio: e quel sabato non c’era niente da benedire per quel male-detto e male-nato), pena la sanzione per blasfemia: ammissione implicita che avrebbe sbagliato Dio a farlo nascere sfasciato. Gesù, come al solito, non ci sta! Lui, invece, passa, vede, tocca e parla nel giorno dedicato alle benedizioni. Il Dio invisibile nel suo grande amore parla all’invisibile cieco come ad un amico! Non solo: visto che era un difetto di fabbrica, va proprio all’origine, al progetto, all’architetto e re-impasta il fango con la saliva (che si pensava fosse il composto di acqua e alito) e lo manda alla piscina dell’Inviato, cioè “lo invia all’Inviato” (dice sant’Agostino), al Verbo incarnato, Luce da Luce, per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte: «Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente». (Gen 2,7).

Da quel momento cambia tutto non solo per il cieco, ma anche per chi vede l’invisibile cieco toccato dall’Invisibile Dio: cambia il mondo, la città, il Tempio, la gente, il cuore, la Legge, l’uomo e soprattutto cambia Dio. Chiedo venia: cambia lo sguardo sul mondo, cambia la Weltanschauung (visione del mondo), cioè cambia il punto di osservazione e diventa il punto dal quale Dio guarda l’uomo. E lo si vede che le cose cambiano da quell’imbarazzante processo per eresia che istruiscono i farisei diseredati dalle certezze e terremotati nelle loro cattedre: l’evidenza (ex-videre, cioè “vedere qualcosa che è spuntato fuori all’improvviso colpendo la vista senza mediazioni di sorta”) contro la Legge: «Non so cosa ci sia scritto nella (ormai “vostra”) Legge, ma io prima non ci vedevo e adesso ci vedo!». Quanto avrebbero preferito che tornasse cieco, magari almeno per un giorno e far tramontare lo shabbat, pur di far trionfare la loro Legge sulla guarigione/ri-nascita.

Un nuovo punto di vista, quello di Dio, dicevamo. E ora lo definiamo meglio assieme a Romano Guardini, un gigante alle cui spalle sale spesso anche papa Francesco, convinto che è tutta questione di sguardi, e che, come dice Kierkegaard, nasciamo tutti ciechi ma col grande desiderio di un’autopsia (letteralmente “stesso sguardo”) divina, cioè di vedere il mondo con gli stessi occhi di Dio: «Gesù sta di fronte al mondo in una libertà fondata nell’aldilà. In lui il Dio libero dal mondo parla sul mondo. Nell’incontro con lui si svela la vera essenza del mondo; davanti a lui il bene e il male si manifestano; davanti a lui gli uomini traggono le conseguenze di ciò che è nell’intimo di essi, i cuori diventano manifesti. Egli è “altro” dal mondo; è “dall’alto”. Così egli rimette in questione il mondo e lo obbliga a rivelarsi. Egli è la grande alzata di sipario per cui il mondo mostra il proprio vero volto […]. In Cristo noi avvertiamo come egli vede il mondo nella sua interezza; e vede giusto. Come egli rivolge la parola alla persona con sicurezza, con rispetto e insieme libertà. Il Cristo ha lo sguardo davvero pieno della Weltanschauung. Credere significa andare al Cristo, portarsi sulla posizione su cui egli sta. Vedere con i suoi stessi occhi. Misurare con i suoi criteri. Il credente sta in quell’atteggiamento che è simultaneamente distante e penetrante. Soltanto l’uomo che crede vede finalmente il mondo. Lo vede per quello che è. Lo vede intero e tutto attorno».

Insomma, viaggiare con Gesù non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi (Proust).


don Giammaria Canu


W. Kandinskij, Giallo rosso blu (1925).

«Ogni forma a un contenuto interiore. È chiaro che l’armonia delle forme è fondata solo su un principio: l’efficace contatto con l’anima. Abbiamo definito questo principio il principio della necessità interiore» (Lo spirituale nell’arte).

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