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Commento al Vangelo - 21 Aprile 2024

Gv 10,11-18


In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».





«Il buon pastore dà la propria vita per le pecore». Il cristiano sa bene che seguire Cristo significa imitarlo! San Francesco diceva ai suoi frati: «Guardiamo, fratelli tutti, il Buon Pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della Croce. Le pecore del Signore lo seguirono nella tribolazione e nella persecuzione e nell’ignominia, nella fame e nella sete, nell’infermità e nella tentazione e in altre simili cose e ne ricevettero dal Signore la vita eterna. Perciò è grande vergogna per noi servi del Signore il fatto che i santi operarono con i fatti e noi raccontando e predicando cose che essi fecero ne vogliamo ricevere onore e gloria». (F.F. 155). L’apostolo, infatti ci ricorda che siamo stati chiamati a seguire le orme di Cristo che patì per noi dando la sua vita per la nostra salvezza. (2Pt 21). E ancora, una volta il Signore fece capire a un frate, che era cosa buona l’adorazione, ma ancora meglio era l’imitazione (di Gesù).

Suor Stella Maria, psgm

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