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LA DOMENICA SULLE SPALLE DEI GIGANTI - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 18 Dicembre 2022.


L’amore è sempre un po’ fuorilegge.


Ogni anno compare lo scoglio dell’incomprensibile postura di Giuseppe davanti alla piccola Maria incinta. Una delle cose più “in-giuste” da parte di Dio. Oppure una delle cose più ag-giustate da Dio, ovvero più giusti-ziate dagli uomini e più giusti-ficate da Dio, più con-dannate dagli uomini e più salvate da Dio, rese talmente giuste da Dio che escono dai casellari giudiziali umani, che eccedono e straripano dalle possibilità dei disegni umani. Sembra di assistere a quei vertici della Rivelazione del vero Dio di cui riesci a gustare una briciola ma solo quando fai esperienza di amare e di essere amato, quando tutto deborda dai programmi e dalle leggi di natura per lasciare spazio all’immensa creatività dell’amore. Chi ama si sente sempre un fuorilegge e spesso non gli interessa neanche di dover fare i conti prima o poi con la “giustizia” di chi non sa cos’è amare.

Tornando al Vangelo di domenica prossima. Questo di Giuseppe è comunque uno degli spigoli natalizi più appuntiti da af-frontare, cioè da sbatterci “contro la fronte” per ricordarne il segno ogni volta che si prende in mano lo specchio della Parola di Dio e dire: questa storia del Padre Misericordioso io l’avevo già vista e ce l’ho scolpita in fronte, mi ricorda «Giuseppe, che era uomo “giusto”», alla maniera di Dio, mica alla maniera umana; questa furbata della conversione di Zaccheo, di Matteo, di Maria Maddalena, della Samaritana e di chissà quanti altri, per quanto fosse imprevedibile, quasi quasi «non è più per me motivo di scandalo»; oppure: questa pretesa assurda del ladrone che diventa il primo santo della storia e l’unico canonizzato da Gesù, sarà pure un’ingiustizia, ma io l’avevo già sentita all’inizio del Vangelo. È lo stile di Dio. Per alcuni, un’astutissima strategia pedagogica usata da Dio; per altri, l’unico modo per far andare avanti la storia e salvarla: ci ha creati per essere felici, non perfetti!

Insomma, la storia di Giuseppe (raccontata con imbarazzo solo da Matteo, e perciò attendibile secondo gli studiosi) serve per interpretare bene il Natale ed evitare di essere risucchiati dallo sberluccicare della “società della levigatezza” che evita ogni minaccioso aculeo e offre ogni prodotto nel suo splendore (come afferma il filosofo Byung-Chul Han e testimonia l’arte polemicamente levigata di Jeff Koons). Altro che Vangelo levigato, liscio da buttar giù e accomodante: Giuseppe, quell’amore per Maria e di Maria l’ha pagato a caro prezzo! Ecco il Natale: Dio che travolge e avvolge nel suo vortice d’amore fuori-legge o meglio oltre-legge anche donne come Maria e uomini come Giuseppe e muore dalla voglia di coinvolgere anche la nostra vita per realizzare il suo sogno. Il sogno di Dio è l’uomo vivente, sempre nascente, in costante Natale. In questo senso Natale e Pasqua sono i nomi del sogno di Dio da sempre. Sogni che Lui condivide con noi.

Cosa ha sognato Giuseppe? Il Natale, quello vero, scomodo, al freddo e al gelo, carico di contraddizioni almeno quanto è contradditorio un Dio bambino e una mamma vergine. Per Giuseppe il Natale, il presepe, l’angelo, il Dio bambino erano già accaduti tutti in quelle braccia pronte ad accogliere e sostenere Maria, anch’essa stravolta dallo stesso messaggio. Mica il Natale della pubblicità tutto liscio, sorridente e anestetizzato.

Per questo vi presento il gigante di oggi, un gigante laico, ma uno giaciglio fecondo di Vangelo, di Buona Novella, «il più libro d’amore mai scritto». Ecco come Fabrizio de André interpreta l’incontro di Giuseppe col grembo gonfio di Maria, avvenuto a Gerusalemme secondo i Vangeli apocrifi, i Vangeli “falsi”, fuorilegge come gli amori e le passioni artistiche di de André. Giuseppe portava una bambola di legno alla sua giovane promessa sposa che dopo 4 anni dall’ultimo saluto gli corre incontro implorando solo affetto e nient’altro. Il resto è la poesia di un amore fuorilegge, tanto duro da affrontare con la testa e tanto sublime da essere concepito solo come un sogno di Dio condiviso agli uomini:


Odore di Gerusalemme,

la tua mano accarezza il disegno

d’una bambola magra

intagliata nel legno.

E lei volò fra le tue braccia

come una rondine.

E le sue dita come lacrime

dal tuo ciglio alla gola

suggerivano al viso

una volta ignorato

la tenerezza d’un sorriso

un affetto quasi implorato.

E lo stupore nei tuoi occhi

salì dalle tue mani

che vuote intorno alle sue spalle

si colmarono ai fianchi

della forma precisa

d’una vita recente.

Di quel segreto che si svela

quando lievita il ventre.

E a te che cercavi il motivo

d’un inganno inespresso dal volto

lei propose l’inquieto ricordo

fra i resti d’un sogno raccolto.


don Giammaria Canu


Dono Doni, Giuseppe accetta la maternità di Maria (1565. Dettaglio dell’affresco).

Che potenza espressiva questo Giuseppe che sostiene Maria carica non solo dell’annuncio di Gabriele ma anche dell’ansia di dover raccontare al suo amato il folle sogno di Dio per loro e per l’uomo. «Signore, quando non mi sento amato, mandami qualcuno da amare»

(Santa Teresa di Calcutta).

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