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DI DOMENICA IN DOMENICA - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 3 ottobre 2021


Dalla vocazione all’amore di coppia.


«Tutto l’universo obbedisce all’amore», cantava Battiato con la certezza che, come invitava a pregare la preghiera di Colletta di domenica scorsa: «Dio rivela la sua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono», cioè con l’amore. E non ha bisogno di grandi argomentazioni la tesi che ciò che muove più potentemente le nostre scelte è l’amore. C’è da pensare poi che Dio stesso, inventore dell’amore, obbedisce all’amore. Bestemmia? No: soltanto evidenza, ascolto della rivelazione, ma anche intuizione: già Aristotele, 300 anni prima di Gesù, riconosceva che ogni mondo si muovesse perché amato dal mondo superiore fino ad arrivare al Motore Immobile che è puro amore divino e muove tutto. Poi, sul fatto che Dio sia “immobile”, da sant’Agostino in su iniziano a venire forti dubbi!

Domenica prossima sarà centrale il gesto pedagogico di Gesù di riportare la famiglia alla sua origine, cioè di riconoscere che ogni uomo e donna sono Parola di Dio, promessa di Dio l’uno per l’altra e l’una per l’altro e che prima del colpo di fulmine di ogni coppia di sposi c’è sempre Dio che muove la storia dei due attori fino a farne scoccare la scintilla del consenso reciproco: «niente ha più senso senza te!».

Ho il presentimento che nei nostri cammini di sapiens-sapiens stiamo trascurando troppo questa dimensione vocazionale della vita di coppia, attribuendo sempre più l’innamoramento ad uno sforzo umano di conquista dell’amato/a e sottraendo spazio a questo scenario incantato che l’arte, la letteratura e il mondo dei bambini hanno sempre dipinto. Non c’è, infatti, bisogno della rivelazione biblica per riconoscere che l’amore sponsale e la famiglia che ne deriva nasconde un qualcosa di non umano, soprannaturale, immenso, eterno, divino. Serve però il Dio di Gesù per restituire a questa vocazione così alta la sua paternità e la sua promessa di salvezza: «questa persona che ti ho messo a fianco, io l’ho pensata da sempre, l’ho preparata, l’ho fatta camminare nel mondo perché diventasse lo strumento della tua salvezza!».

Pensiamo a quanto è potente la percezione che quel marito/moglie viene da Dio e conduce me a Dio.

Primo. Qualcuno ha pensato a me non soltanto dandomi una macchina per vivere (chiedo venia per la bassezza dell’immagine!), ma anche consegnandomi le istruzioni per mettere in moto la vita in questa macchina. Ogni persona che si affaccia alla mia vita è un’istruzione preziosa, dono scelto da Dio per imparare a far funzionare la mia vita. Immaginiamoci un coniuge, un figlio o un genitore: Dio li ha tutti ben formati perché io da loro intuisca come posso rendere la mia vita un capolavoro.

Secondo. Non ci sarà da nessuna parte del mondo una fotocopia della mia vita, ma anche: non ci sarà nella mia vita una fotocopia di un attimo identico all’altro. Solo per me Dio ha creato quell’uomo/donna; solo per me Dio ha pensato quella famiglia; solo per me Dio ha pensato quella salvezza. E quell’uomo/donna, quella famiglia e quella salvezza cambieranno ogni istante perché le fatiche e le gioie che essi mi daranno saranno sempre in continuo mutamento. Ogni uomo che sente questa vocazione divina percepisce di essere un intero universo che obbedisce all’amore in ogni momento! L’amore è così potente che piano piano ti convince a rassegnarti al mistero delle sorprese di Dio e a non entrare più in ansia perché un giorno è diverso dall’altro, ma a meravigliarti di quante cose sa inventare Dio anche a fronte delle vicende faticose e gioiose della vita (della vita di coppia in primis)!

Terzo. Se viene da Dio ed è un’istruzione per la mia vita, quella persona saranno gli occhi sulla mia nuca: mi guarderà alle spalle, mi regalerà il suo sguardo sul mondo e mai permetterà che io soccomba. Insieme il mondo prenderà colori nettamente diversi e insieme ci innamoreremo della realtà, sapendo che Dio ci ha messo la faccia e metterà nel cuore, nella bocca e nelle mani dell’altro gli strumenti perché io non collassi. Insomma: l’amore di coppia, se è risposta alla vocazione del Dio di Gesù, è un fecondo antidoto contro la morte.



don Giammaria Canu


L’icona bizantina della risurrezione racconta di Gesù che con la Croce strappa dalla morte Adamo e Eva, la prima famiglia umana in cui ogni famiglia è già presente.

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